17/02/2018, 11.30
HONG KONG - CINA - VATICANO
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La Chiesa ‘non si interessa alla politica e ai diritti umani’… Sbagliato!

di John Mok Cit Wai

Nel tentativo di piacere alla Cina, diversi commentatori si azzardano a nascondere o manipolare l’insegnamento della Chiesa. La missione della Chiesa è legata al sostegno per i diritti umani e all’impegno nella società. Gesù non ha mai sfidato l’impero romano, ma ha creato una rivoluzione. Mons. Romero difendendo i poveri e la Chiesa, ha dovuto affrontare la giunta militare. Un commento di John Mok Cit Wai.

Hong Kong (AsiaNews) – Nelle scorse settimane, dopo la notizia data da AsiaNews sulla richiesta vaticana di far retrocedere due vescovi riconosciuti dalla Santa Sede per lasciare il posto ad altri due al presente scomunicati, alcuni media hanno diffuso notizie per ora non confermate che si sarebbe vicini a un accordo fra Cina e Santa Sede sulle nomine dei vescovi. Come spesso in passato, tali voci hanno infiammato il dialogo all’interno della Chiesa fra pessimisti e ottimisti, fra il card. Joseph Zen, che accusa la Segreteria di Stato di “svendere la Chiesa” e punta il dito su una frattura fra i collaboratori del papa e lo stesso pontefice, e la Sala stampa vaticana che rivendica la totale sintonia fra i due e la bontà di un possibile accordo come “minor male”.

Attorno a questo nucleo vi è un coro di giornalisti e personalità che sembrano voler corteggiare la Cina per spingerla a firmare l’accordo, mostrando la totale “non pericolosità” della Chiesa per la Cina, anzi il grande apprezzamento per essa, per aver incarnato “al meglio la dottrina sociale della Chiesa”. Il commento che presentiamo affronta un altro capitolo di questo coro: dato il lungo elenco di violazioni di diritti umani a carico di Pechino, da diverse parti di dice che la Chiesa “non è interessata ai diritti umani”. Ecco il commento di John Mok Chit Wai, dottorando in sociologia all'università della California (Irvine, Usa), fra i firmatari della lettera di personalità cattoliche per scongiurare la firma dell’accordo fra Pechino e la Santa Sede, che sarebbe “un errore deplorevole e irreversibile”.

 

In un dispaccio dell’Hong Kong Free Press[1], Francesco Sisci, un ricercatore dell’università Renmin, viene citato per aver detto: “La Chiesa non è interessata alla politica. Essa non è per i diritti umani, e non è contro i diritti umani”. È una cosa così sbagliata che non posso credere che essa venga fuori dalla bocca di un “esperto di Chiesa”.

Nella sua prima enciclica Redemptor Hominis, san Giovanni Paolo II scrive: “In ogni caso, non si può qui non ricordare, con stima e con profonda speranza per il futuro, il magnifico sforzo compiuto per dare vita all'Organizzazione delle Nazioni Unite, uno sforzo che tende a definire e stabilire gli oggettivi ed inviolabili diritti dell'uomo, obbligandosi reciprocamente gli Stati-membri ad una rigorosa osservanza di essi. Questo impegno è stato accettato e ratificato da quasi tutti gli Stati del nostro tempo, e ciò dovrebbe costituire una garanzia perché i diritti dell'uomo diventino, in tutto il mondo, principio fondamentale dell'azione per il bene dell'uomo. La Chiesa non ha bisogno di confermare quanto questo problema sia strettamente collegato con la sua missione nel mondo contemporaneo” (RH 17).

Egli deplora anche che “se i diritti dell'uomo vengono violati in tempo di pace, ciò diventa particolarmente doloroso e, dal punto di vista del progresso, rappresenta un incomprensibile fenomeno della lotta contro l'uomo, che non può in nessun modo accordarsi con un qualsiasi programma che si autodefinisca «umanistico»”. (ibidem).

Se qualcuno pensa che questi passi citati sopra non siano abbastanza chiari, diamo uno sguardo al discorso che san Giovanni Paolo II ha diffuso per la Giornata mondiale della pace 1999, dal titolo “Nel rispetto dei diritti umani, il segreto della pace vera”: “La difesa dell'universalità e dell'indivisibilità dei diritti umani è essenziale per la costruzione di una società pacifica e per lo sviluppo integrale di individui, popoli e nazioni. L'affermazione di questa universalità e indivisibilità non esclude, di fatto, legittime differenze di ordine culturale e politico nell'attuazione dei singoli diritti, purché risultino rispettati in ogni caso i livelli fissati dalla Dichiarazione Universale per l'intera umanità” (n. 3).

Egli segue poi a sottolineare alcuni specifici diriti umani: il diritto alla vita, alla libertà religiosa, il diritto dei cittadini alla partecipazione, il diritto alla propria realizzazione, e il diritto alla pace. Egli aggiunge che vanno sostenuti e protetti diritti civili e politici, sociali ed economici.

Sisci argomenta che Gesù non ha mai sfidato il governo romano. Ancora una volta, egli sbaglia. Certo, Gesù non ha mai sfidato alcun governo attraverso politiche rivoluzionarie. Eppure egli ha sfidato chiunque nel proteggere il debole e il povero, e far fronte alle ingiustizie. In modo aperto e senza riserve Egli ha criticato le élite al governo e condannato coloro che opprimevano gli altri. Tali sfide e condanne erano fondamentali, perfino più potenti che smantellare un regime. Essa era, è, e continuerà ad essere una rivoluzione dell’amore e della giustizia.

Di recente, un numero considerevole di “esperti di Chiesa” e di “consiglieri del papa” continuano ad affermare che la Chiesa non vuole essere implicata nella politica, in un tentativo di calmare le preoccupazioni del governo cinese. Tutto ciò è corretto, ma in modo parziale.

Se coinvolgimento politico significa agire come un attore statale, sostenendo candidati durante un’elezioni, o guidando una rivoluzione politica per rovesciare un regime, allora è vero: la Chiesa non vuole essere coinvolta in questo tipo di politica. Ma la politica ha un significato molto più ampio. Essa significa anche la lotta per la giustizia nelle strutture sociali, economiche e politiche, la condanna delle oppressioni e delle ingiustizie, la protezione dei diritti dei popoli. In questo senso, la Chiesa non può ritrarsi dal partecipare a tali compiti politici. Perché siamo chiamati a camminare con i poveri e i deboli. Il beato arcivescovo Oscar Arnulfo Romero non ha mai inteso combattere il governo in modo aperto. La sua missione era proteggere i poveri e difendere la Chiesa perseguitata. Eppure, con tale missione di amore, egli non ha potuto non confrontarsi con la giunta militare, dato che l’origine dell’oppressione verso i poveri e la Chiesa era lo Stato stesso.

La Gaudium et Spes insegna: “Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica”. “Agiscono con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica” (GS, 75).

Più chiaro di così!

 


[1] https://www.hongkongfp.com/2018/02/15/ash-wednesday-china-catholics-mull-vatican-beijing-ties/

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