16/10/2012, 00.00
ISRAELE
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La Knesset vota lo scioglimento anticipato, Israele alle urne il 22 gennaio

Alla terza lettura e al termine di una seduta durata otto ore, il Parlamento ha votato all’unanimità la fine anticipata della legislatura. Il premier Netanyahu, accusato di allarmismo dall’opposizione, chiede governo forte per affrontare crisi economica e minaccia nucleare iraniana. Per gli esperti vincerà ancora il centro-destra.

Gerusalemme (AsiaNews) - La Knesset ha votato lo scioglimento anticipato e nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento israeliano, che si terranno il prossimo 22 gennaio e segneranno l'inizio della 19ma legislatura. Il voto unanime dei 120 deputati che compongono l'unica camera è arrivato nella serata di ieri alla terza lettura, al termine di un dibattito fiume durato oltre otto ore. Nei giorni scorsi il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è rivolto ai deputati, anticipando la volontà di tornare alle urne. "In meno di 100 giorni il popolo di Israele - ha sottolineato il Primo Ministro - deciderà chi dovrà condurlo, al cospetto delle più gravi sfide in materia di sicurezza che dovrà affrontare dal momento della nascita dello Stato". E, ha aggiunto il premier, accusato di "catastrofismo e allarmismo" dall'opposizione, sarà chiamato a risolvere "la più dura crisi economica che il mondo abbia conosciuto negli ultimi 80 anni".

L'attuale governo di destra, guidato dal partito Likud vicino al premier e con 27 seggi in Parlamento, è in carica dal 2009; nell'ultimo triennio ha dovuto affrontare diverse questioni tuttora irrisolte, fra cui il processo di pace con i palestinesi e il conflitto (finora verbale) con Teheran in merito sulla "minaccia nucleare iraniana". Nelle ultime settimane la coalizione al potere è però scivolata su una materia di natura economica, il bilancio annuale. L'esecutivo non ha infatti saputo approvare il budget - che prevedeva tagli alle spese e minori fondi per il welfare - a causa dell'ostruzionismo dei partiti religiosi minori, contrari all'abbattimento degli stanziamenti di sussidi pubblici e di un freno ai sussidi governativi.

Analisti ed esperti di politica israeliana attendono di capire se l'ex Primo Ministro Ehud Olmert deciderà o meno di candidarsi alle prossime elezioni. Sarebbe proprio l'ex sindaco di Gerusalemme e leader di Kadima il principale rivale di Netanyahu alla guida del Paese, ma il nodo sulla sua possibile partecipazione non è stato ancora sciolto anche se - al momento - non appare in grado di vincere la competizione con l'attuale premier, in testa alle preferenze dei cittadini.

Fonti di AsiaNews esperte di politica israeliana giudicano "molto probabile" la rielezione di Netanyahu, giudicando la scelta di indire elezioni anticipate una mossa per "assicurarsi di restare al potere", visto che gli attuali rivali sono "deboli o insignificanti" e non costituiscono una "valida alternativa". Nel centro-sinistra vi è infatti un "vuoto di leadership" che nessuno appare in grado di colmare. Giornali vicini alla destra giudicano "saggia" la scelta, perché evita di arrivare al voto [a ottobre 2013] con un governo debole, senza bilancio, paralizzato da conflitti interni e chiamato al contempo a fronteggiare la sbandierata minaccia rappresentata dall'atomica nelle mani del regime degli ayatollah.  

 

 

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