22/12/2022, 12.04
ISRAELE - PALESTINA
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Netanyahu annuncia accordo di coalizione: nasce il governo di estrema destra

Intesa raggiunta a pochi minuti dalla scadenza dei termini. Smotrich ministro delle Finanze, con la supervisione degli insediamenti. Ben Gvir ministro della Sicurezza nazionale, con controllo della polizia (e al-Aqsa). Aryeh Deri, leader di Shas, Interni e Sanità nonostante l’interdizione della procura generale. 

Gerusalemme (AsiaNews) - Con un messaggio sui social e a pochi minuti dalla scadenza del termine ultimo previsto dalla prassi istituzionale, il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu ha ufficializzato ieri sera la nascita del nuovo esecutivo israeliano. “Ci sono riuscito [a formare il governo]” ha twittato il premier, pochi minuti prima della mezzanotte (ora locale) quando si concludeva il tempo aggiuntivo concesso dal presidente Isaac Herzog. Il leader di lungo corso, giunto al sesto mandato, sarà a capo di una formazione considerata “la più a destra” di sempre della storia del Paese e che ha già alimentato più di una preoccupazione non solo fra i palestinesi, ma pure nelle cancellerie occidentali e fra gli intellettuali di area liberal. 

L’ufficio del presidente Herzog ha confermato poco dopo di aver ricevuto la nota del primo ministro incaricato, che ha concluso positivamente l’iter per la formazione del governo. Netanyahu si conferma così il premier più longevo di Israele, alla guida del potere esecutivo fra il 1996 e il 1999, poi di nuovo dal 2009 al 2021. Il suo partito, il Likud (destra), le fazioni religiose sioniste di estrema destra e i partiti ultra-ortodossi possono contare su una maggioranza alla Knesset (il Parlamento israeliano) di 64 seggi su un totale di 120. “Grazie all’enorme sostegno pubblico - ha aggiunto - che abbiamo ricevuto nelle ultime elezioni, sono stato in grado di istituire un governo che funzionerà a beneficio di tutti i cittadini israeliani”.

I partner della coalizione respingono l’idea di una soluzione a due Stati del conflitto israelo-palestinese, formula di pace sostenuta a livello internazionale che prevede uno stato palestinese indipendente in Cisgiordania (più Gaza) accanto a Israele. E Gerusalemme come capitale comune. Il leader del partito sionista religioso, che in alleanza con altri due movimenti di estrema destra ha vinto il terzo maggior numero di seggi, vuole vedere Israele annettere la Cisgiordania e ha ricevuto ampi poteri sulle sue attività nei Territori.

Bezalel Smotrich, leader del sionismo religioso e Itmar Ben Gvir, leader del partito del Potere ebraico, assumeranno posizioni di rilievo. Smotrich, omofobo dichiarato e sostenitore dei coloni, sarà ministro delle Finanze con la supervisione degli insediamenti (colonie e avamposti) all’interno della Cisgiordania. Egli potrà dunque disporre dei permessi di costruzione negli insediamenti, delle demolizioni di case palestinesi e sulle questioni relative alla terra. Supervisionerà anche due unità militari incaricate di gestire gli affari civili e di sicurezza.

Ben Gvir, condannato in passato per incitamento al razzismo e sostegno a un’organizzazione terroristica, sarà ministro della Sicurezza nazionale, con la supervisione della polizia e delle forze che controllano la sicurezza e l’accesso alla moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme. Inoltre Avi Maoz, capo del partito anti-LGBT Noam, sarà vice ministro responsabile della “identità ebraica”, con il controllo di parte del sistema educativo nazionale. Egli è fra i fautori della terapia per “riconvertire” gli omosessuali, si oppone al servizio delle donne nell’esercito e chiede al rabbinato di servire in qualità di “quarto ramo del governo”. 

Ad Aryeh Deri, leader del partito ultra-ortodosso Shas, è stato promesso il portafoglio di Interni e Sanità, nonostante l’interdizione della procura generale israeliana che lo ha dichiarato inadeguato al ruolo a causa di passate condanne per reati fiscali. Tra le riforme pianificate dal governo entrante vi è la possibilità con voto parlamentare di annullare le decisioni della Corte Suprema, così come riforme in tema di giustizia che potrebbero porre fine al processo in corso a Netanyahu, alla sbarra con l’accusa di corruzione che egli ha sempre negato.

Il giuramento dovrebbe avvenire entro il prossimo 2 gennaio. 

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