22/07/2016, 11.14
INDONESIA
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La moglie “appartiene” al marito: Ulema indonesiani contro le foto di donne sui social

di Mathias Hariyadi

Il leader del Mui di Palu, nelle Sulawesi centrali, chiede multe fino a 1500 dollari per le donne sposate che pubblicano immagini personali. Immagini “provocanti” sono un “pericolo” per il matrimonio e costituiscono una “offesa” per l’uomo. Nell’islam la bellezza “appartiene solo al marito”. 

 

Jakarta (AsiaNews) - Le donne sposate non devono pubblicare le loro foto sui social media - Facebook, Instagram, Path, etc - e per chi viola il dispositivo è prevista una multa pari a 20 milioni di rupie indonesiane (poco più di 1500 dollari). A lanciare la nuova fatwa contro internet e le piattaforme sociali è la sezione di Palu, nella provincia delle Sulawesi centrali, del Consiglio degli ulema indonesiani (Mui), già protagonista in passato di editti controversi. 

Zainal Abidin, presidente della sezione locali Mui, sottolinea che scatti personali, selfie e autoritratti “provocanti” pubblicati sui social da parte delle mogli sono fonte di pericolo per il matrimonio e mettono in pericolo la morale delle donne e delle famiglie. “E gli effetti negativi [del fenomeno] - aggiunge il leader musulmano - sono destinati ad aumentare”.
Secondo quanto riferisce Abidin, le donne sposate che “pubblicano” di proposito foto ammiccanti o in cui mostrano la loro bellezza finiscono per sortire effetti negativi non solo in famiglia, ma in tutta la società. E il marito finirebbe per offendersi per questo “comportamento sbagliato”.
Il leader Mui ricorda che, assieme alle foto, vi è il rischio di un moltiplicarsi di commenti accanto alle immagini con amici, conoscenti o estranei che si sentono autorizzati a esprimere il loro giudizio sulle immagini. “Il punto - prosegue il capo islamico - è che sempre più donne sposate potrebbero gioire di commenti positivi dei loro nuovi fans, alimentando il proprio ego”.
Nell’islam, spiega il presidente Mui di Palu, la bellezza fisica e il sex appeal di una donna sposata “appartengono solo al marito” e non è positivo che “una donna pubblicizzi” le proprie fattezze o la propria avvenenza, in particolare sui social media. Per questo egli lancia un monito finale alle moglie, perché si comportino in modo corretto e si vestano in maniera responsabile. “[Le donne] sono nate per il loro uomo - conclude Abidin - non per il divertimento del pubblico”.
Secondo fonti ministeriali, sono almeno 64 milioni (su 250 milioni) gli indonesiani che usano con regolarità internet e il 93% di questi hanno un profilo personale sui social media. L’Indonesia è il quarto Paese al mondo per numero di iscritti a Facebook dopo Stati Uniti, Brasile e India. Almeno 35 milioni lo usano ogni giorno con regolarità. Per quanto riguarda Twitter è la quinta nazione al mondo per numero di iscritti, 700mila usano Path, 10 milioni Line, quattro milioni Goolge+ e un milione Linkedin.
In questi anni, le autorità indonesiane - la nazione musulmana più popolosa al mondo - hanno ceduto più volte di fronte alle pressioni del Consiglio degli ulema indonesiani (Mui), che svolge un ruolo di "osservatore" dei costumi e della morale nell’arcipelago. Ad Aceh, regione in cui governano i radicali islamici, le donne non possono indossare pantaloni attillati o minigonne.
Nel marzo 2011 il Mui si è scagliato contro l'alzabandiera "perché Maometto non lo aveva mai fatto"; prima ancora aveva lanciato anatemi contro il popolare social network Facebook perché "amorale", contro lo yoga, il fumo e il diritto di voto, in particolare alle donne.

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