18/03/2021, 10.30
RUSSIA-USA
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La nuova guerra fredda tra Usa e Russia

di Vladimir Rozanskij

Alle pesanti accuse di Biden contro Putin (“un assassino” e “la pagherà”), Mosca risponde ritirando l’ambasciatore negli Usa e ripropone la divisione del mondo. Biden è “incosciente”, “demente”, “isterico”. Turčak: “Noi siamo un Paese multietnico, loro una massa di baciapile. Noi abbiamo la famiglia e i suoi valori, loro hanno i gender e i transgender”. Il metropolita Ilarion: il viaggio del papa in Iraq, concordato con Biden per umiliare gli ortodossi siriani (e russi). I motivi economici della post-globalizzazione.

Mosca (AsiaNews) - Un passo irreversibile di una nuova “guerra fredda” 2.0. È la conclusione che si può trarre dai commenti russi all’intervista del presidente americano Joe Biden alla Abc News.  Biden ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di “essere un assassino” e ha promesso di “fargliela pagare”. Dopo un decennio di tensioni e di sanzioni, le relazioni tra i due Paesi, che si spartirono il mondo nel XX secolo, sembrano ormai consumate in un vicolo cieco da cui sarà difficile uscire.

L’argomento di Biden, riguarda la “campagna di inquinamento” delle elezioni americane, quelle del 2020, ma anche quelle del 2016, dopo le quali si cominciò a parlare di operazioni orchestrate dalla Russia contro la candidata Hillary Clinton, che si conclusero con il successo di Donald Trump. A parti invertite (ora è Trump che contesta il risultato elettorale), il vittorioso Biden vuole finalmente fare i conti con “l’uomo nero” del Cremlino. Come ha affermato nell’intervista, “noi due abbiamo avuto un lungo colloquio… Io lo conosco bene, e gli ho detto: lei mi conosce e io altrettanto, e se ho ben capito che cosa è successo, si prepari alle conseguenze”.

Citando il “lungo colloquio”, sembra quasi che i due contendenti siano in qualche modo d’accordo nel rimettersi in guardia l’uno contro l’altro, con uno schema che nei tempi passati permetteva di scegliere più facilmente da che parte stare. La stessa sensazione “rassicurante” emerge dalle reazioni russe: Putin non si è ancora espresso, ma ha fatto richiamare a Mosca l’ambasciatore russo negli Usa Anatolij Antonov; diversi politici russi hanno ripreso con vigore gli stereotipi della guerra fredda.

La portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova, ha affermato che l’intervista di Biden è “un tentativo dei servizi segreti americani di giustificare la propria esistenza e i corposi finanziamenti che vengono loro elargiti”.

Lo speaker della Duma di Stato, Vjačeslav Volodin, ha detto a sua volta che si tratta di “isteria dettata dall’impotenza”, e che “attaccare il nostro presidente significa attaccare il nostro Paese”. 

Il vice-presidente del Senato, e segretario del partito putiniano “Russia Unita” Andrej Turčak, ha chiamato il discorso di Biden “il trionfo del marasma politico degli Usa e della demenza senile della loro guida”.

Secondo Turčak, le “espressioni incoscienti di Biden” sono una sfida per tutta la Russia: “Noi siamo un Paese multietnico, loro una massa di baciapile. Noi abbiamo la famiglia e i suoi valori, loro hanno i gender e i transgender. Noi abbiamo la Crimea, e loro pensano alla divisione degli Stati. E Biden si può sognare la fiducia del popolo che da noi ha il presidente Putin”.

Anche il senatore Andrej Klimov sostiene che “una reazione ci dovrà essere, ma ricordiamo che i Biden vanno e vengono, e gli Usa rimangono comunque una grande superpotenza mondiale”. Un altro senatore, Vadim Dengin, pur condannando Biden è convinto che “alla fine anche lui si convincerà che la Russia non è un nemico, e gli conviene collaborare”.

Biden e gli Usa erano già stati criticati dalla Chiesa ortodossa. Il 7 marzo, durante  in un’intervista televisiva al canale Russia 24, il metropolita Ilarion (Alfeev), "segretario di Stato" del patriarcato di Mosca, aveva detto che il viaggio di papa Francesco in Iraq era una mossa “concordata con Biden” contro la loro patria, per ridurne l’influenza nel Medio Oriente, umiliando gli ortodossi siriani, dato che l’Iraq è sotto la protezione Usa, e la Siria è sotto quella russa.

Tutto sommato, i russi preferiscono rimarcare il “confronto ideologico” e geo-politico con gli Usa e l’Occidente, piuttosto che affrontare l’imbarazzo per gli imprevedibili abbracci e bizze del periodo trumpiano.

Hanno il loro peso anche diversi fattori economici: le più recenti sanzioni Usa contro la Russia mettono in crisi uno dei progetti strategici più importanti, il grande gasdotto Nord Stream 2 dal Mar Baltico in Europa. Gli Usa hanno bisogno di staccarsi dal finanziare un progetto che serve all’Europa, e investire i miliardi di dollari promessi agli americani per il rilancio della post-pandemia. Forse la risistemazione della vecchia scacchiera novecentesca serve proprio a difendere ognuno il proprio orticello, nella post-globalizzazione imposta dalle infezioni mondiali del corpo e dell’anima.

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