19/03/2021, 12.44
RUSSIA-USA
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Crimea e Biden: la Russia in guerra con il mondo intero

di Vladimir Rozanskij

Le battute di Putin verso il presidente Usa sono un chiaro segnale della soddisfazione dei russi per il ritorno al clima bellico dei tempi sovietici. Nelle accuse reciproche c’è il riconoscimento per ognuno di essere un “uomo forte”. E’ la celebrazione della Russia come unico popolo che detiene la verità contro le degradazioni dell’Occidente e del mondo. La strana immobilità di Putin.

Mosca (AsiaNews) - Il giorno dopo il 18 marzo, festa nazionale istituita a ricordo dell’annessione della Crimea nel 2014, la gente e i politici non parlano e non discutono: un po’ perché bisogna digerire gli eccessi di alcol del giorno prima; un po’ perché ieri il messaggio della Russia al mondo ha raggiunto il suo apice con la risposta di Vladimir Putin all’attacco del presidente Usa Joe Biden. Non poteva infatti esserci migliore dimostrazione del significato ideologico-politico dell’evento di ieri sulla Crimea, per consacrare di nuovo la Russia come unico popolo che detiene la verità contro le degradazioni dell’Occidente e del mondo intero.

Il tono rilassato, fanciullesco e ironico con cui Putin ha risposto a Biden, in un collegamento con il pubblico di Crimea e Sebastopoli, è un chiaro segnale della soddisfazione dei russi per il ritorno al clima bellico novecentesco, proprio nel giorno della “guerra santa di Crimea”. La promessa di nuove sanzioni americane per l’uso di armi chimiche proibite, per l’avvelenamento di Naval’nyj, le interferenze nelle elezioni Usa e gli attacchi cibernetici, insieme all’accusa di “assassino” nei confronti del presidente, suonano come medaglie al valore, e insieme come dimostrazione dell’impotenza degli avversari, che “non sanno più cosa inventarsi contro di noi”.

Putin ha ricordato le baruffe di cortile, in cui si rispondeva alle accuse con il detto: “chi ti chiama in un modo, è lui che si chiama così”, riferito agli insulti e alle parolacce. Il sorriso compiaciuto dello “zar” sembrava sottintendere che fosse una specie di gioco tra i due, una trovata pubblicitaria per far parlare di loro, di nuovo “padroni del mondo” come ai bei tempi sovietici. Questa è in fondo la vera ideologia di Putin: riportare la Russia alla sensazione di grandezza di allora, e i litigi con gli americani gli stanno dando ragione.

Lo scambio di battute dei due presidenti è stato anche interpretato non tanto come accuse reciproche, ma come una forma di “proiezione” reciproca.  Come scrive la psicologa Ekaterina Sigitova sul sito Meduza, c’è un riconoscimento reciproco come “uomo forte”, a partire dalla sfumatura della parola killer, che può significare anche “ragazzo tosto”, a differenza di murderer, che indica una condanna senza appello. Nel discorso ai crimeani, Putin ha aggiunto che “quando guardiamo alle altre persone, e perfino agli altri popoli e nazioni, è come se ci guardassimo allo specchio”.

Diversi commentatori in Russia fanno notare che anche la frase di Biden “gliela faremo pagare cara” (a Putin e alla Russia) dimostra l’impotenza del nemico, che dopo sette anni di sanzioni e ostilità non è ancora riuscito a ottenere la compensazione desiderata. E la risposta di Putin inizia con un ripetuto e accentuato “gli auguro buona salute, per davvero”, rispondendo in questo modo alle voci che mettono in dubbio la sua stessa salute, e ammiccando alle debolezze mentali dell’anziano avversario.

Putin ha poi rovesciato sugli americani le accuse “storico-filosofiche” di gesta criminali come “il genocidio degli indiani, grazie al quale la stessa America è stata conquistata”, e in seguito il “lungo e tremendo periodo della schiavitù che ancora oggi accompagna la coscienza degli americani; da dove sarebbe venuto altrimenti il movimento Black Lives Matter? Ancora oggi gli afro-americani si scontrano con le ingiustizie e i soprusi”. Il presidente ha continuato a sottolineare l’attitudine degli americani a dominare il mondo con la violenza, citando anche le bombe atomiche contro il Giappone “che non avevano alcun senso militare”.

Concludendo il suo intervento “crimeano”, Putin ha infine rivelato che “anche se loro pensano che noi siamo come loro, noi siamo uomini diversi, abbiamo un altro codice genetico, morale e culturale. Ma noi sappiamo difendere i nostri interessi… e loro dovranno tenerne conto!”. Ritorna quindi l’immagine di “Putin il Terribile”, che minaccia e proclama la sua superiorità, soltanto con un tono più compiaciuto e segnato dal tempo (per tutta la trasmissione è rimasto immobile a mani conserte sul bordo del tavolo, senza gesticolare). E alla fine ha promesso che “la prossima volta lo chiamo io [Biden], se lui è disposto a parlare sinceramente e direttamente delle cose che ci interessano”.

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