08/07/2021, 11.18
EAU - A. SAUDITA
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La rivalità fra Riyadh e Abu Dhabi fa impennare i prezzi del petrolio

In atto un durissimo scontro fra le due nazioni, in teoria alleate, sulle quote di produzione. Gli Emirati chiedevano una revisione verso l’alto, dopo aver aumentato la capacità estrattiva. Sullo sfondo la lotta fra i due principi ereditari per la supremazia politica, economica e commerciale nella regione mediorientale. Per gli esperti è uno scontro inevitabile. 

Abu Dhabi (AsiaNews/Agenzie) - Rivalità e tensioni fra Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita spingono verso l’alto il prezzo del petrolio, che ha raggiunto i livelli massimi nelle ultime sei settimane. Sulla carta i due Paesi sono alleati in chiave anti-iraniana: in realtà da tempo competono per la supremazia nel Golfo. In questi giorni fra i due regni si è registrato un durissimo scontro sulle quote di produzione, che ha determinato il ritiro dal tavolo dei negoziati dei sauditi e lasciato i mercati energetici in una situazione di limbo. 

Le 23 nazioni parte dell’Opec+, che racchiude i massimi produttori e alleati dell’organizzazione come la Russia, hanno dovuto posporre a tempo indefinito i negoziati, alimentando i timori di instabilità globale. Il gruppo si è rivelato fondamentale in questi ultimi 18 mesi nel fronteggiare la crisi economica mondiale innescata dalla pandemia di Covid-19, che aveva determinato nelle prime fasi un crollo nei prezzi.

Il problema è emerso in tutta la sua portata la scorsa settimana, quando gli Emirati hanno respinto una proposta dei leader dell’Opec+, Arabia Saudita e Russia, di estendere i limiti alla produzione per altri otto mesi. Abu Dhabi chiedeva di rinegoziare l’attuale base di riferimento - il livello da cui vengono calcolati tagli o aumenti - per garantirsi maggiore libertà di estrazione. Una richiesta che ha incontrato la ferma opposizione di Mosca e Riyadh.

I negoziati hanno preso una piega anomala quando i ministri dell’Energia degli Emirati e sauditi hanno reso pubbliche le divergenze. “La spaccatura - spiega alla Bbc Ben Cahill, senior fellow presso il Center for Strategic and International Studies di Washington - è stata una sorpresa, ma forse lo scontro era inevitabile”. “La capacità di produzione di Abu Dhabi - prosegue l'esperto - contrasta con la sua quota Opec”. Negli ultimi anni Abu Dhabi “ha investito molto denaro per aumentare la produzione. E ora la domanda sta riprendendo”. Ecco perché si sentono “frustrati” per questo limite. 

Nello scontro si inserisce il legame personale fra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e l’omologo di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed, in passato determinanti per cementare l’alleanza fra le due nazioni. Entrambi sono visti come i governanti de facto e hanno visioni ambiziose. Per diverso tempo vi è stata una profonda cooperazione su questioni strategiche, ma negli ultimi due anni sono emerse crepe, a partire dal ritiro delle truppe degli Emirati dallo Yemen, lasciando i sauditi soli nella gestione della guerra contro gli Houthi filo-iraniani. Inoltre, a gennaio gli Emirati hanno accettato con riluttanza un accordo promosso dai sauidti per porre fine all’embargo del Qatar. Al contempo Riyadh non è sembrata entusiasta della decisione di Abu Dhabi di normalizzare le relazioni con Israele.

Le crepe hanno raggiunto livelli preoccupanti a febbraio, quando l’Arabia Saudita ha emesso un ultimatum alle multinazionali affinché trasferissero le loro sedi regionali nel regno entro il 2024, pena la perdita dei contratti governativi. Una mossa percepita come un attacco a Dubai, cuore economico e commerciali della regione mediorientale. Con il regno wahhabita sempre più orientato ad adottare una strategia economica aggressiva, sono molteplici i settori in cui si rafforza la competizione a partire dal turismo, i servizi finanziari e la tecnologia.

“L’Arabia Saudita è il gigante della regione - conclude Neil Quilliam, ricercatore associato alla Chatham House di Londra - che ora mostra segni crescenti di un risveglio. E sotto certi aspetti ciò è fonte di preoccupazione per gli Emirati Arabi Uniti. Se fra 15 o 20 anni Riyadh si trasformerà in una economia dinamica, questo rappresenterà una vera e propria minaccia per il modello economico degli Emirati”. 

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