09/03/2021, 11.11
KIRGHIZISTAN-KAZAKISTAN
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Le donne kirghise e kazake scendono in piazza

di Vladimir Rozanskij

Giornata internazionale della donna: cortei in difesa dei diritti delle donne e contro le violenze di genere. In aumento le aggressioni alle donne in Kirghizistan. Chiesta la liberazione delle donne kazake detenute per “appartenenza a organizzazioni proibite”. Il “femminismo salverà il Kazakistan”.

Mosca (AsiaNews) – In occasione della Giornata internazionale della donna, ieri kirghisi e kazaki hanno marciato in difesa dei diritti delle donne. In Kirghizistan le manifestazioni si sono svolte a Biškek e a Oš; in Kazakistan nell’ex capitale Almaty.

Nella capitale kirghisa i manifestanti si sono radunati presso il palazzo del Žogorku Keneš (il parlamento nazionale) davanti al monumento a Urkuja Salieva, la prima leggendaria attivista kirghisa del Komsomol. Negli anni della rivoluzione bolscevica, Salieva è stata anche prima presidente di kolkhoz. Durante la manifestazione le donne hanno discusso sul tema della “felicità femminile”, della parità dei diritti in tutti gli ambiti della società e della lotta alla violenza di genere.

Lo scorso anno a Biškek la marcia delle donne era stata interrotta da un gruppo di sconosciuti. Al posto degli aggressori, la polizia aveva arrestato però gli organizzatori della manifestazione. Il capo delle Forze dell’ordine cittadine aveva dichiarato che “la marcia non era autorizzata, e la polizia doveva impedire gli scontri”. Molti manifestanti erano stati multati per tremila som (circa 36 dollari), ma essi si sono rifiutati di pagare presentando ricorso in tribunale. A novembre 2020 la Corte suprema kirghisa ha rifiutato di riconoscere la legalità delle azioni della polizia, dando ragione ai dimostranti.

A Oš, uno dei più importanti centri religiosi dell’islam kirghiso, i cortei hanno attraversato le vie centrali della città, per riunirsi vicino al monumento dedicato alle “Lacrime delle madri”. Posizionato nei pressi degli uffici del comune, esso ricorda il tragico conflitto tra kirghisi e uzbeki del 2010-2011. Lo scorso anno anche qui la marcia delle donne era stata presa d’assalto da sconosciuti, ignorati poi dalla polizia.

Secondo statistiche ufficiali, nei primi due mesi del 2021 in Kirghizistan hanno avuto luogo 727 episodi di violenza domestica sulle donne; in tutto il 2020 tali episodi hanno visto un aumento: addirittura del 65% in ambito familiare.

Il presidente kirghiso Sadyr Žaparov ha inviato a tutte le donne del Paese il suo augurio ufficiale, ricordando che “la donna nella società kirghisa è sempre stata riverita, e il suo ruolo nella vita sociale e politica della nazione è stato molto elevato”. Žaparov ha ricordato che alle prossime elezioni amministrative dei Keneš, le amministrazioni locali, “per la prima volta verrà riservata la quota del 30% alle donne, che potranno quindi influire molto di più sulla politica, almeno a livello locale”.

Ad Almaty centinaia di uomini e donne si sono riuniti nel parco centrale della città, intorno al monumento dedicato al Mahatma Gandhi, presentando rivendicazioni contro la violenza e in favore della parità di genere in Kazakistan. Sono stati esposti anche cartelli e striscioni di protesta politica, con richieste di liberazione delle donne detenute secondo l’art. 405 del codice penale, che punisce “l’appartenenza a organizzazioni proibite”. Alcuni manifesti chiedevano di eliminare le Snt, le tasse suppletive sugli alcolici e su molti prodotti d’importazione, una misura introdotta dal governo a dicembre 2020.

Secondo uno slogan ripetuto durante la manifestazione, il “femminismo salverà il Kazakistan”. Lo scorso 27 febbraio al Majilis, il parlamento kazako, è stato presentato un progetto di legge sulla violenza domestica che ha suscitato accese polemiche ed è stato rimandato a future rielaborazioni.

La manifestazione di ieri è stata la prima permessa nel periodo post-sovietico dalle autorità di Almaty per celebrare l’8 marzo. Ai tempi del comunismo la Festa della donna era invece molto solenne e celebrata da tutti come giorno festivo, anche in ricordo delle donne che diedero inizio alla rivoluzione russa con la “rivolta del pane” dell’8 marzo 1917 a Pietrogrado.

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