12/12/2019, 12.19
LIBANO
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Libano, imprenditori minacciano lo sciopero delle tasse

Centinaia in piazza pronti a devolvere “il denaro ai lavoratori” per “mantenere il loro sostentamento”. Cresce il numero di quanti hanno perso il lavoro o registrano riduzioni dello stipendio. Il gruppo di sostegno internazionale di Parigi chiede un esecutivo “efficace e credibile”. A Beirut scontri fra sostenitori di Amal e polizia. 

Beirut (AsiaNews) - Centinaia fra imprenditori e proprietari di imprese private hanno annunciato uno sciopero collettivo contro le tasse, sottolineando che devolveranno il denaro risparmiato “ai lavoratori per mantenere il loro sostentamento”. Una risposta alla gravissima crisi politica ed economica attraversata dal Paese, che ha comportato fra gli altri il licenziamento di centinaia di dipendenti e molti altri rimasti senza stipendio. 

Ieri gli imprenditori libanesi si sono riuniti in centro a Beirut per protestare contro il ritardo, ritenuto inaccettabile, nella formazione di un nuovo governo. Essi hanno sbandierato la minaccia di uno sciopero collettivo delle tasse, aggiungendo che la gran parte delle attività private non riescono a pagare le tasse e devono fronteggiare già pesanti penalità. 

Nelle scorse settimane centinaia di persone hanno perso il lavoro e hanno registrato una drammatica riduzione dei salari. Numerose le attività economiche che hanno dovuto chiudere i battenti. I promotori della protesta affermano che “gli operai meritano il denaro” molto più dello Stato. I semplici lavoratori, aggiungono, “devono subire le conseguenze dello spreco di denaro pubblico e della corruzione” che hanno provocato “la chiusura delle attività, dopo che il deficit pubblico ha prosciugato le casse delle banche”. 

Nel frattempo, ieri a Parigi si è tenuta la prima riunione del gruppo di sostegno internazionale al Libano dall’inizio della crisi politica e istituzionale, il 17 ottobre scorso. Nel contesto dell’incontro, i partecipanti hanno lanciato un messaggio chiaro al Paese dei cedri: il Libano non è abbandonato, ma deve formare al più presto un governo “efficace e credibile”, in grado di promuovere le riforme necessarie per continuare a ricevere il sostegno della comunità mondiale. 

Nell’incontro al Quai d’Orsay, sede del ministero francese degli Esteri, il gruppo ha sottolineato che è “urgente avviare un nuovo esecutivo” in grado di garantire stabilità, unità, indipendenza politica e integrità territoriale. Esso deve inoltre rispondere “alle aspirazioni” di tutti i cittadini e avviare “riforme economiche”, oltre a “sganciare il Paese dalle tensioni e dalle crisi regionali”. 

Alla riunione, co-presieduta da Francia e Nazioni Unite, erano presenti anche delegati da Cina, Egitto, Germania, Italia, Kuwait, Emirati Arabi Uniti (Eau), Russia, Regno Unito e Stati Uniti, oltre a rappresentanti della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Una fonte diplomatica, dietro anonimato, ha confidato a L’Orient-Le Jour (LOJ) che vi è “un fronte unito” costituito da Washington, Londra e Bruxelles il quale sottolinea con forza che “ogni forma di aiuto sarà condizionata e non verranno dati assegni in bianco”. 

Mentre il fronte politico e diplomatico internazionale attende risposte sulla nascita di un esecutivo, in Libano si registrano nuovi scontri - come già avvenuto nelle scorse settimane - fra sostenitori di Amal (movimento sciita filo-iraniano) e forze dell’ordine. Le violenze hanno interessato Khandak al-Ghamik, al centro della capitale, dove gruppi di giovani hanno incendiato pneumatici e lanciato pietre verso le forze dell’ordine. La polizia ha risposto usando idranti e gas lacrimogeni e impedito ai simpatizzanti di Amal (filo-esecutivo) di raggiungere piazza Riad el-Solh, dov’erano assembrati gruppi di manifestanti anti-governativi.

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