12/12/2009, 00.00
INDONESIA
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L’opera dei volontari cattolici per i bambini del terremoto di Sumatra

di Rosalia Royani
Giochi di prestigio e momenti di svago comune per alleviare i traumi provocati dal sisma. Almeno 150 studenti sono fuggiti dalla zona, per il timore di nuove scosse. I media hanno alimentato l’allarmismo, ma le voci erano infondate.
Padang (AsiaNews) – Curare i traumi dei bambini sopravvissuti al terremoto, con giochi di prestigio e momenti di svago in comune. È l’attività organizzata da un gruppo di volontari indonesiani in una scuola cattolica di Padang, nel West Sumatra, gravemente danneggiata dal sisma del 30 settembre scorso. Le lezioni sono riprese a distanza di due settimane dal terremoto. I responsabili hanno voluto affiancare anche dei momenti di ricreazione, per aiutare gli studenti a “seppellire” i traumi causati dall’esperienza vissuta.
Il terremoto di magnitudo 7,9 ha fatto migliaia di vittime, molte delle quali sono rimaste sotto le macerie. Il sisma ha pure abbattuto 135.488 edifici, 65.380 abitazioni private, 2.164 scuole, 51 ospedali e 1.003 luoghi di culto, fra moschee e chiese.
 
Enno, alunna di sei anni delle scuole elementari, ha assistito a scene terribili nelle ore successive al sisma. Molti dei suoi compagni sono morti sotto le macerie. Il padre della bambina ha recuperato diversi cadaveri, molti dei quali erano bambini dell’istituto cattolico Mariana KG, lo stesso frequentato dalla figlia.
 
A distanza di due mesi e mezzo, la piccola Enno è tornata a sorridere ma per tanti altri il percorso di recupero è più difficoltoso. Un bambino risponde con gesti scortesi, all’invito dei volontari a partecipare ai giochi di gruppo. Un’altra bimba trascorre la maggior parte del tempo da sola, in silenzio.
 
Ma non sono solo i bambini a portare le conseguenze del terremoto; anche gli adulti hanno subito dei traumi. Per questo la Catholic Humanitarian Charity Organization (Kkbk) ha allestito una squadra specializzata, che dedica la propria attività al “recupero” di genitori, fratelli maggiori, anziani.
 
Nelle settimane successive al sisma, le voci di possibili nuove scosse hanno contribuito ad alimentare il clima di terrore e paura. Più di 150 studenti hanno abbandonato le scuole della zona e la città di Padang, per rifugiarsi da parenti o amici sparsi per in tutto l’arcipelago indonesiano.
 
Rosalia Mujirahayu, preside di una scuola cattolica della città, punta il dito contro i media – tv e giornali – che hanno più volte lanciato l’allarme di nuovi terremoti, generando il panico fra la gente. Solo l’intervento di un gruppo di soccorso dell’Università cattolica di Parahyangan, a Bandung, (West Java), ha contribuito a stemperare il clima di paura. “Grazie a loro – racconta la donna – abbiamo saputo che queste voci erano totalmente infondate”.
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