30/10/2014, 00.00
FILIPPINE - AFRICA
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Manila ordina il rimpatrio dei concittadini dai Paesi dell’Africa colpiti da Ebola

I lavoratori oltremare provenienti da Liberia, Guinea e Sierra Leone saranno sottoposti a 21 giorni di quarantena. Il governo ha adottato un provvedimento di “rimpatrio volontario” rivolto ad almeno 900 persone. Con 10 milioni di lavoratori all’esterno, il Paese è considerato “molto vulnerabile” verso epidemie mortali.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - Il governo filippino ha lanciato oggi un appello a centinaia di propri concittadini, invitandoli ad abbandonare le nazioni dell'Africa occidentale, dove si è sviluppato in questi mesi l'ultimo focolaio di Ebola. Manila ha inoltre aggiunto che tutti i lavoratori oltremare o chiunque provenga dai Paesi in cui si è sviluppato il virus verrà sottoposto a una quarantena di 21 giorni, il tempo massimo necessario alla malattia per manifestare i primi sintomi. Il ministro filippino degli Esteri Albert del Rosario chiarisce che l'esecutivo ha avviato una procedura di "rimpatrio volontario" diretta a 900 lavoratori presenti in Liberia, Guinea e Sierra Leone, focolaio dell'epidemia. 

Intervistato dalla tv filippina ABS-CBN il ministro ha riferito l'ordine proveniente dal presidente Benigno Aquino, il quale ha disposto che quanti non vorranno ottemperare all'ordine di rimpatrio, saranno quindi posti in isolamento all'interno di strutture governative. Del resto con i suoi 10 milioni di lavoratori espatriati, conclude del Rosario, il Paese è considerato "molto vulnerabile" al cospetto di epidemie mortali come Ebola. 

Il governo filippino segue una disposizione già attuata in queste settimane dagli Stati Uniti, che hanno disposto la quarantena per persone considerate a rischio; tuttavia, il provvedimento pone seri dubbie controversie in tema di violazione ai diritti umani. 

Questa settimana il Dipartimento della sanità ha avviato un programma di addestramento rivolto a 130 medici, infermieri e personale sanitario, che lavora in ospedali pubblici del Paese, per preparare gli operatori in caso di Ebola. A questi se ne aggiungono almeno altri 300 che operano in strutture private sparse per l'arcipelago. In queste settimane almeno 126 lavoratori filippini di rientro dai tre Paesi africani in cui si è sviluppata la malattia sono stati "monitorati" con attenzione. Di loro, almeno 12 hanno sviluppato la febbre nei 21 giorni di quarantena, ma sono risultati negativi al test di Ebola. 

Ieri all'udienza del mercoledì Papa Francesco ha lanciato un appello perché si faccia "ogni necessario sforzo per debellare" l'Ebola, che definisce una "implacabile malattia". Il Pontefice ha detto di essere "vicino con l'affetto e la preghiera alle persone colpite, come pure ai medici, agli infermieri, ai volontari, agli istituti religiosi e alle associazioni, che si prodigano eroicamente per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle ammalati".

L'ebola è un virus molto aggressivo che causa febbri emorragiche e ha una percentuale molto alta di mortalità; il ceppo attuale ha una incidenza attorno al 70%, ma può arrivare sino al 90%. Finora ha ucciso 4.922 persone, ma il dato reale potrebbe essere anche maggiore. Il primo caso di contagio si è avuto lo scorso febbraio in Guinea, per poi diffondersi in Sierra Leone e Liberia. Esso si diffonde entrando in contatto con il sangue e i fluidi corporei dei soggetti infetti. Non esiste una cura efficace e l'epidemia degli ultimi mesi ha spinto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarare emergenza internazionale.

 

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