10/08/2015, 00.00
INDIA – ITALIA
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Marò, il caso arriva al Tribunale del mare di Amburgo

Entro fine agosto la corte si pronuncerà sulla giurisdizione, non in merito all’accusa di omicidio di due pescatori indiani. New Delhi schiera avvocati stranieri. Scarso interesse mediatico in India. Un commentatore: “Troppi melodrammi a spese dei contribuenti”.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Si è aperta oggi al Tribunale del mare di Amburgo (Itlos) la prima udienza del processo avviato dall’Italia per stabilire chi – tra Roma e Delhi – abbia la giurisdizione esclusiva nel caso dei due marò. L’Italia chiede di sospendere il procedimento in corso in India contro i due fucilieri di Marina, accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel 2012. Domani si terrà la seconda udienza; la corte internazionale dovrebbe pronunciarsi nelle prossime due settimane.

L’Itlos è un organismo giudiziario indipendente, creato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos, 1982) per pronunciarsi sulle dispute legate all’interpretazione e all’applicazione della Convenzione. Qualora dovesse esprimersi in favore dell’Italia, il Tribunale di Amburgo dovrà disporre il rientro in patria di Salvatore Girone e la permanenza in Italia di Massimiliano Latorre, già nel Paese dallo scorso anno per una licenza concessa (ed estesa fino a gennaio 2016) per ragioni di salute.

A questo punto, i due fucilieri dovrebbero essere processati in Italia per l’accusa di aver ucciso i pescatori Jelastine e Ajesh Binki, cattolici, mentre erano a bordo della petroliera Enrica Lexie come guardie di sicurezza. Se per le famiglie delle due vittime la vicenda è da tempo un capitolo chiuso, non è così per l’iter giudiziario indiano, che ha subito diverse inversioni e cambi di rotta.

Dopo un primo momento in cui il caso era stato assunto da un tribunale del Kerala, nel gennaio 2013 la vicenda è passata nelle mani della Corte suprema, con il compito di stabilire chi – tra India e Italia – ha la giurisdizione del caso (e dunque può processarli per omicidio). Da allora il più alto tribunale del Paese ha rimandato più volte la sentenza, anche a causa della decisione di affidare nuove indagini all’agenzia antiterrorismo, poi ribaltata proprio dalla Corte suprema.

Dinanzi ai continui rinvii, il 26 giugno scorso il ministero italiano degli Esteri ha attivato il procedimento di arbitrato internazionale per il caso. Il 13 luglio la Corte suprema dell’India ha dato l’ok alla partecipazione di New Delhi all’arbitrato, essendo il Paese tra i firmatari dell’Unclos.

Il 21 luglio l’Italia si è appellata all’Itlos per chiedere “misure cautelari urgenti” a tutela dei marò, in attesa dell’apertura del processo al Tribunale internazionale dell’Aia. L’unica – in campo internazionale – ad avere l’autorità di decidere sulla controversia ed eventualmente ribaltare la sentenza dell’Itlos. Tuttavia, se il verdetto del Tribunale di Amburgo è atteso entro la fine di agosto, quello dell’Aia potrebbe arrivare tra qualche anno.

Per le udienze di oggi e domani, l’India ha deciso di schierare due avvocati stranieri esperti in arbitrati internazionali. Si tratta di Alain Pellet, francese esperto di diritto internazionale ed ex presidente della Commissione Onu del diritto internazionale, e di R. Bundy, inglese con base a Singapore, da più di 30 anni consulente e avvocato in molti processi di diritto internazionale.

I due sono affiancati da una squadra indiana che include funzionari dei ministeri degli Esteri e degli Interni, e l’Additional Solicitor General PL Narasimha.

Da tempo ormai in India il caso è seguito con modesto interesse. La notizia del ricorso al Tribunale del mare ad Amburgo non ha attirato molti commenti da parte dei lettori. Uno di questi, apparso sul First Post, ha definito la vicenda “solo uno spreco di tempo e denaro. Anche se fossero processati in India, non avranno mai la pena di morte”. Un altro, in risposta, dice: “Hai fatto centro! Troppi melodrammi a spese dei contribuenti”.

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