03/05/2016, 11.21
INDIA - ITALIA
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Caso marò, vedova di un pescatore indiano: Lasciate che tornino in Italia

Dora Jelastine è la moglie di Valentine, scambiato per un pirata dai due fucilieri di marina italiani. Ieri il Tribunale dell’Aja ha deciso che Salvatore Girone potrà tornare in Italia fino alla conclusione del procedimento di arbitrato. Il governo di Roma ha espresso grande soddisfazione, Delhi frena e accusa l’Italia di aver “mal interpretato la sentenza”.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – “Lasciate che i due marò tornino in Italia. Non sono contraria al loro rilascio e non insisto che vengano condannati e puniti”. Lo ha detto questa mattina Dora Jelastine, la vedova di uno dei due pescatori uccisi nel 2012 dai fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. La donna è intervenuta nel dibattito sul caso dei marò italiani, dopo che ieri il Tribunale arbitrale dell’Aja ha deciso che Girone, da quattro anni in India, potrà tornare in Italia durante il processo di arbitrato. La sentenza dei giudici ha scatenato le reazioni soddisfatte delle autorità italiane, ma anche numerose polemiche da parte di quelle indiane, che negli ultimi mesi erano rimaste perlopiù silenti sugli sviluppi della vicenda.

Ieri il Tribunale internazionale ha deciso che Salvatore Girone potrà trascorrere in Italia tutto il tempo dell’arbitrato, che potrebbe “durare anche due o tre anni”. La procedura arbitrale è stata attivata dal governo italiano lo scorso 26 giugno 2015, dopo continui rinvii della giurisdizione indiana.

Il caso è scoppiato il 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, quando i due fucilieri del Battaglione San Marco a bordo della petroliera italiana MV Enrica Lexie come guardie di sicurezza, avrebbero sparato contro due pescatori indiani, Valentine Jelastine e Ajesh Binki, scambiando il loro peschereccio per una barca di pirati.

L’iter giudiziario indiano ha subito diverse inversioni e cambi di rotta. Dopo un primo momento in cui il caso era stato assunto da un tribunale del Kerala, nel gennaio 2013 la vicenda è passata nelle mani della Corte suprema, con il compito di stabilire chi – tra India e Italia – ha la giurisdizione del caso (e dunque può processarli per omicidio). Da allora il più alto tribunale del Paese ha rimandato più volte la sentenza, anche a causa della decisione di affidare nuove indagini all’agenzia antiterrorismo, poi ribaltata proprio dalla Corte suprema. Nel 2014 la Corte suprema ha concesso a Massimiliano Latorre di tornare in Italia per un periodo di convalescenza, dopo che il militare era stato colpito da un’ischemia cerebrale. Infine nell’agosto dello scorso anno il Tribunale del mare di Amburgo, primo organo giudiziario nell’iter arbitrale, ha ordinato a Italia e India di sospendere tutti i procedimenti a carico dei due fucilieri, e ha riconosciuto che la decisione finale spetterà solo al Tribunale dell’Aja.

La sentenza di ieri ha riaperto le speranze della famiglie dei due marinai ed è stata accolta con soddisfazione dalle massime cariche dello Stato italiane. Subito dopo la diffusione della decisione, il premier Matteo Renzi ha telefonato a Salvatore Girone e gli ha comunicato la “straordinaria notizia”. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato di “grande soddisfazione”.

La Farnesina ha dichiarato che il rientro è dettato da “motivi umanitari, derivanti dalla permanenza di Girone in India da oltre quattro anni e che avrebbe potuto prolungarsi per altri due o tre anni, tenuto conto della prevista durata del procedimento arbitrale”.

Dopo i primi entusiasmi di ieri, oggi il ministero degli Esteri ha confermato che il governo italiano dovrà concordare con Delhi le condizioni di rientro. Le autorità indiane avevano subito criticato l’Italia per “non aver interpretato correttamente l’ordine del tribunale. Non è vero che il marinaio Girone è libero: le condizioni della sua libertà provvisoria devono essere stabilite dalla Corte Suprema”.

Oggi anche il ministro delle Finanze indiano, Arun Jaitley, è tornato a parlare delle “sfide alla giurisdizione dell’India”. Vikas Swarup, portavoce del ministero degli Esteri, ha dichiarato che Girone rimarrà sotto l’autorità dell’India, avrà l’obbligo di permanenza in Italia e Roma dovrà riferire sulle sue condizioni ogni tre mesi. Inoltre ha sottolineato che “ritornerà in India nel caso in cui il Tribunale dell’Aja dovesse accertare la legittimità della legislazione indiana”.

Mentre per la politica il caso sembra tutt’altro che chiuso, per le famiglie delle due vittime la vicenda è da tempo un capitolo chiuso. Dora Jelastine ieri ha detto: “Sono passati quattro anni da quando mio marito è morto. Per me è stato difficile ricominciare tutto senza di lui, ma sono grata al governo italiano, che mi ha assistito e aiutato, anche nell’educazione dei miei due figli”.

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