19/06/2021, 08.00
A. SAUDITA - ISLAM
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Mecca: robot, vaccini e distanziamento. L’Hajj al tempo del Covid

Il pellegrinaggio maggiore in programma a metà luglio. In 24 ore già arrivate 450mila richieste di partecipazione. Saranno in tutto 60mila i fedeli che avranno il nulla osta. Dovranno avere la cittadinanza saudita ed essere immunizzati contro il coronavirus. I robot utili “per evitare ogni contatto umano”. 

Riyadh (AsiaNews) - Per scongiurare possibili contagi - e relativi focolai - di Covid-19 in occasione del Hajj, il pellegrinaggio maggiore in programma dal 17 al 22 luglio alla Mecca, le autorità saudite si avvalgono dell’uso di robot per tutelare il distanziamento sociale. Saranno infatti delle macchine a distribuire le bottiglie di acqua santa ai fedeli (vaccinati) partecipanti, circa 60mila secondo le ultime stime fornire dai responsabili civili e religiosi. Un numero di gran lunga inferiore ai 2,5 milioni del passato, ma qualcosa in più rispetto ai soli 10mila che hanno ricevuto il via libera lo scorso anno, quando la pandemia aveva fatto temere la cancellazione dell’evento. 

L’uso di piccoli robot, di colore bianco e nero, per la distribuzione delle bottiglie viene introdotto già in questi giorni: ciascuno avrà tre vassoi di supporto attraverso i quali fedeli e pellegrini potranno rifornirsi “fra lo sconcerto e il divertito”. Lo scopo di questi mezzi è quello di garantire "un servizio alla persona, evitando ogni forma di contatto umano” sottolinea Bader Al-Loqmani, responsabile della gestione dell’acqua della sorgente sacra di Zamzam, che sgorga nella Grande Moschea della Mecca, e considerata miracolosa dalla tradizione musulmana. Al momento vi sono 20 robot, ma altri se ne aggiungeranno nelle giornate di maggiore affluenza dei pellegrini. 

Sinora in Arabia Saudita si sono registrati poco meno di 500mila casi di nuovo coronavirus e quasi 7.600 vittime. In una nazione di 34 milioni di persone, le autorità sanitarie hanno sinora somministrato oltre 15 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19. Fonti ministeriali spiegano che al pellegrinaggio maggiore potranno partecipare solo “persone fra i 18 e i 65 anni, senza malattie croniche e immunizzate”. Al momento della domanda si deve fornire prova della guarigione o di aver ricevuto una o entrambe le dosi del vaccino. E, per la prima volta, le donne potranno registrarsi e avanzare richiesta di partecipazione senza la tutela del “mahram”, il guardiano maschile. 

A sole 24 ore dall’apertura, sul portate elettronico dedicato alle registrazioni sono arrivate oltre 450mila richieste, come conferma il ministero per l’Hajj e l’Umrah (il pellegrinaggio minore). Di questi, il 60% sono uomini e il 40% donne. Potranno accedere solo 60mila fedeli con cittadinanza o permesso di soggiorno nel regno saudita e la priorità verrà concessa a persone oltre i 50 anni che non hanno mai avuto sinora la possibilità di effettuare il pellegrinaggio. Le registrazioni dovranno essere completate entro il prossimo 23 giugno.

Ogni anno milioni di fedeli visitano i luoghi sacri dell’islam alla Mecca e Medina nei sette giorni di pellegrinaggio. Per Riyadh non si tratta solo di un evento religioso, ma di un enorme indotto a livello economico: si calcola che nelle casse del regno wahhabita entrino almeno 12 miliardi di dollari legati al turismo religioso. Nel marzo dello scorso anno, durante le prime fasi della pandemia, Riyadh aveva chiesto di sospendere viaggi nei luoghi sacri. Tuttavia, a distanza di qualche settimana le autorità hanno concesso 10mila autorizzazioni a sauditi e stranieri con residenza, rispetto ai mille ipotizzati in un primo momento. Un pellegrinaggio in tono minore e, per la prima volta in epoca moderna, vietato ai musulmani all’ estero. 

L’Hajj è considerato uno dei cinque pilastri dell’islam e ogni buon musulmano dovrebbe compierlo almeno una volta nella vita. L’Arabia Saudita lo ha spesso usato in modo politico: da anni ai siriani è vietato recarsi alla Mecca. Nel 2016 la crisi fra Riyadh (sunnita) e Teheran (sciita) ha bloccato i viaggi di cittadini iraniani nel regno. In passato Riyadh è finita nel mirino di alcuni imam, secondo cui il governo saudita userebbe i soldi derivanti dal turismo religioso per finanziare il terrorismo islamico.

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