27/01/2019, 12.24
FILIPPINE
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Missionario Pime sugli attentati di Jolo: ‘Il dialogo prosegue, nonostante tutto’

Almeno 27 le persone morte questa mattina presso la cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo. I feriti sono 77. I principali sospettati sono i terroristi di Abu Sayyaf. Tra le vittime, fedeli in partenza per l’insediamento del nuovo arcivescovo di Cotabato.

Zamboanga (AsiaNews) – Gli attentati di questa mattina alla cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo a Jolo (Sulu) testimoniano che “anche qui, nelle Filippine, si stanno diffondendo pericolose ideologie islamiste. Nonostante tutto, il dialogo tra musulmani e cristiani continua ed è l’unica via da seguire”. Lo afferma ad AsiaNews p. Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) da oltre 40 anni a Mindanao. Il sacerdote è fondatore del movimento Silsilah ed è anche  segretario esecutivo della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale filippina (Cbcp).

Almeno 27 persone sono morte nelle esplosioni che questa mattina hanno colpito la cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo a Jolo. Il sovrintendente Graciano Mijares, a capo della polizia della Regione Autonoma nel Mindanao musulmano (Armm), dichiara che le vittime civili sono 19. Ad esse si aggiungono sette militari delle Forze armate filippine (Afp) ed un marinaio della Guardia costiera (Pcg). Il numero dei feriti è salito a 77: 59 civili, 14 militari dell’Afp, due membri della Pcg e due agenti della polizia nazionale (Pnp).

La Pnp rivela che nell’attacco sono stati usati due ordigni esplosivi improvvisati (Ied). Secondo la polizia regionale, uno di questi è esploso all'interno della cattedrale e un altro all'ingresso. Il portavoce della Pnp, il sovrintendente Bernard Banac, riferisce che la seconda esplosione è avvenuta mentre il personale dell’Afp rispondeva alla prima. Arnel dela Vega, a capo del Comando di Mindanao occidentale dell’Afp, afferma che i principali sospettati sono i terroristi di Abu Sayyaf ma sono in corso “ulteriori valutazioni e convalide”.

“Già capitale del Sultanato di Sulu – spiega p. D’Ambra – Jolo è un luogo storico per la comunità islamica di Mindanao. I cristiani rappresentano una sparuta minoranza. Nel corso degli anni, violenze e minacce da parte dei gruppi radicali li hanno spinti a fuggire dalla città. Al momento, ne restano poche migliaia. La cattedrale di Jolo si trova al centro della città ed è sempre presidiata dai militari, perché obiettivo sensibile. In passato, i rapporti tra musulmani e cristiani erano molto buoni. Lo dimostra la posizione centrale della chiesa. Negli ultimi tempi, con l’ascesa di vari gruppi fondamentalisti, il luogo di culto è finito nel mirino di chi ne vuole la distruzione”. Dal 2000, la chiesa e gli spazi circostanti sono stati oggetto di diversi attentati: nove in tutto, costati la vita ad 11 persone ed il ferimento ad altre 59.

“È triste pensare – prosegue il missionario – che mons. Angelito Rendon Lampon, vescovo di Jolo, si insedierà proprio in questi giorni (31 gennaio) a nuovo arcivescovo di Cotabato. Per prender parte alle celebrazioni, alcuni dei fedeli erano già partiti questa mattina, prima dell'attentato, e si sono salvati. Altri gruppi sarebbero partiti questa sera. Tra queste persone, ve ne sono alcune che purtroppo hanno perso la vita”.

L’attacco di oggi, avviene proprio a poche ore dal referendum sulla regione autonoma musulmana di Bangsamoro. Il voto si è concluso con la vittoria per l’autonomia. “A Jolo ha vinto il ‘no’ nel referendum, fatto strano ma prevedibile: un leader islamico molto influente, Sakur Tan, aveva invitato la popolazione ad opporsi all’autonomia. I suoi piani politici non sono molto chiari ma l’etnia che egli rappresenta, i Tausug, hanno sempre manifestato malcontento nei confronti dei Maguindanao, gruppo islamico chiamato a gestire la fase di transizione verso il Bangsamoro autonomo”, dichiara p. D’ambra.

Il dialogo ripartirà, sapremo lanciare un messaggio positivo: la gente non deve scoraggiarsi. Dobbiamo sperare che i musulmani si posizionino in prima linea. Se da una parte gli attentati di Jolo aumenteranno le paure, dall’altro infonderanno più coraggio. Spero che sempre più persone capiscano che così non si può andare avanti”.

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