12/09/2020, 06.00
BIELORUSSIA-VATICANO-RUSSIA
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Mons. Gallagher a Minsk. I vescovi cattolici russi con Kondrusiewicz (VIDEO)

di Vladimir Rozanskij

In mancanza del nunzio apostolico in Bielorussia, il Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati desidera dialogare con le autorità del governo il rifiuto al rientro in patria dell’arcivescovo di Minsk, il metropolita Tadeusz Kondrusiewicz. I vescovi russi: Non avere paura! Il popolo di Dio prega per la Bielorussia. Nuovi arresti e violenze alla chiesa rossa di Minsk.

Mosca (AsiaNews) -Il Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, è giunto in Bielorussia per incontrare le autorità politiche. L'11 settembre sera dovrebbe aver incontrato il ministro degli esteri Vladimir Makeev, il suo “pari grado” nelle relazioni diplomatiche. Mons. Gallagher sta cercando di chiarire le difficoltà che hanno portato al rifiuto di rientro in patria dell’arcivescovo di Minsk, il metropolita Tadeusz Kondrusiewicz, in questi giorni di proteste in tutto il Paese. La notizia del viaggio di mons. Gallagher è riferita per primo dal sito bielorusso Naviny.by (1599818905-v-belarus-pribyl-vysokopostavlennyy-chin-iz-vatikana).

Il vicario generale dell’arcidiocesi di Minsk, il vescovo Jurij Kosobutskij, aveva dichiarato nei giorni scorsi che la vicenda del metropolita non era un fatto isolato; anzi, le autorità fanno pressioni a vari livelli nei confronti della Chiesa cattolica, impegnata nella condivisione delle ansie del popolo bielorusso per la verità e la giustizia. Il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) il 2 settembre aveva a sua volta pubblicato una dichiarazione riguardante l’arcivescovo esiliato, augurandosi “che si tratti soltanto di uno spiacevole equivoco, che possa essere risolto al più presto e che tali incidenti non si ripetano in futuro”.

Dopo il rifiuto a Kondrusiewicz, la situazione in Bielorussia si è aggravata con le espulsioni dei capi dell’opposizione al presidente Lukašenko. Olga Kovalkova, Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov sono stati trasferiti forzatamente all’estero; Maria Kolesnikova ha strappato il passaporto per evitare l’espulsione, e ora si trova in cella d’isolamento con accuse di complotto contro l’ordine costituito. Perfino la scrittrice e premio Nobel Svetlana Alekseevič è stata minacciata da agenti Omon nella sua stessa abitazione, e solo l’intervento dei diplomatici occidentali ha evitato il suo arresto.

Come avviene normalmente in casi così delicati, la Santa Sede si è finora astenuta da commenti ufficiali sulla situazione bielorussa in generale, e sul caso di mons. Kondrusiewicz. Una difficoltà ulteriore è costituita dall’assenza del nunzio apostolico in Bielorussia, di cui non si è ancora completato l’avvicendamento ufficiale; anche per questo il “ministro degli esteri” vaticano Gallagher ha preso su di sé la responsabilità di condurre le trattative con le autorità locali.

Il 10 settembre è stata anche pubblicata una lettera indirizzata a mons. Kondrusiewicz da parte della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici in Russia, a firma del suo presidente, l’arcivescovo della diocesi della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi. Insieme ai suoi confratelli mons. Klemens Pickel di Saratov, mons. Josif Werth di Novosibirsk e mons. Cyryl Klimovicz di Irkutsk, il successore di Kondrusiewicz a Mosca si rivolge a lui con le parole di San Francesco d’Assisi: “Pace e bene! Sappiamo delle prove e delle difficoltà del tuo popolo e tue personali. (…) Caro fratello Tadeusz, ricordiamo come all’alba della rinascita della Chiesa nel nostro Paese hai assunto in obbedienza l’incarico di arcivescovo per servire la Russia, e molti anni dopo di nuovo la Bielorussia. (…) Ringraziamo il Signore e siamo grati a te per i legami di comunione nella Chiesa di Dio, che siano per te di sostegno e aiuto nelle ore della prova e della sofferenza. (…) Caro fratello, tu ora hai nostalgia della patria e soffri per il suo destino, il destino del tuo popolo, sei angosciato per l’impossibilità di svolgere il tuo servizio pastorale. Non avere paura! Il popolo di Dio prega per la Bielorussia. Confidando nella forza della preghiera, noi esprimiamo la speranza che per grazia di Dio tu possa presto tornare a casa e continuare il tuo ministero, come quotidianamente invochiamo nelle nostre suppliche all’Altissimo”.

Durante nuove manifestazioni di protesta nel centro di Minsk, attorno a piazza dell’Indipendenza, gli agenti dell’Omon hanno cercato di disperdere e arrestare un gruppo di donne che manifestava sul sagrato della “chiesa rossa” dei santi Simeone ed Elena, la chiesa cattolica al centro degli scontri delle scorse settimane (foto 2). Gli eventi sono stati filmati dai corrispondenti di Tut.by (https://t.me/tutby_official/14445 e https://www.youtube.com/watch?v=Kc1Z09b_h7U).  Dal video si vede come le donne cerchino di ripararsi nella chiesa rossa, mentre gli uomini mascherati bloccano l’ingresso dell’edificio. Una delle donne, la 72enne attivista Nina Baginskaja, è stata picchiata con lo sfollagente, per poi essere circondata da un gruppo di uomini che hanno parcheggiato un furgone davanti a lei. Le proteste si intensificano in vista dell’annunciato incontro di Lukašenko con il presidente russo Putin del prossimo 14 settembre, in cui la Russia riconoscerà ufficialmente l’esito contestato delle elezioni dello scorso 9 agosto.

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