12/11/2010, 00.00
RUSSIA
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Mosca favorisce la Chiesa ortodossa nella restituzione delle proprietà nazionalizzate

di Nina Achmatova
Polemiche sulla nuova legge per il ritorno dei beni ecclesiastici confiscati dopo la Rivoluzione d’Ottobre. A Kaliningrad, chiese cattoliche e luterane rischiano di finire tra i beni del Patriarcato di Mosca. Vescovo cattolico di Mosca: “La legge è stata preparata in segreto senza consultare le altre organizzazioni cristiane russe”.

Mosca (AsiaNews) - Il disegno di legge sulla “restituzione delle proprietà religiose nazionalizzate dallo Stato” , che potrebbe essere approvata in via definitiva il prossimo 19 novembre, continua a suscitare polemiche in Russia.

Esponenti della Chiesa cattolica, mondo della cultura e autorevoli giornali nazionali e stranieri, puntano il dito contro il Patriarcato di Mosca, colpevole di promuovere, con la complicità del Cremlino, la “clericalizzazione” della società e di volersi appropriare anche di beni un tempo di altre denominazioni cristiane.  

La storia del contestato progetto di legge inizia nel 2007, ma è solo a gennaio scorso che il premier Vladimir Putin chiede di accelerare la “definizione di un quadro legale” per il ritorno delle proprietà ecclesiastiche nazionalizzate dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917. In tempo record il documento viene completato e a maggio approvato in Commissione governo. A settembre, il testo passa in prima lettura alla Duma (Camera bassa del Parlamento russo). Una seconda lettura è attesa la prossima settimana e la terza (il 19 novembre) potrebbe portare già alla legge.

Il governo spiega di essere mosso da un desiderio di  “giustizia storica”, mentre secondo gli operatori del settore artistico il rischio è che una grande quantità di opere e collezioni finisca sotto la tutela della Chiesa ortodossa, la quale non ha strumenti e possibilità economiche per garantirne la conservazione.

Secondo dati del quotidiano Kommersant, nel patrimonio culturale federale sono catalogati 6.584 oggetti di valore religioso. Di questi, 6.402 sono riconducibili agli ortodossi, 79 ai musulmani, 68 ai cattolici, 13 agli evangelici luterani, 21 ai buddisti e 1 agli ebrei. Senza contare i 4.417 monumenti di proprietà regionale: 4.241 sono ortodossi, 86 musulmani, 76 cattolici e 14 ebrei.

Lo stesso giornale, uno dei più prestigiosi in Russia, denuncia che la nuova legge andrà “tutta a favore della Chiesa russo-ortodossa, diventata ormai il braccio sociale della propaganda di Stato”. Intanto, un articolo del settimanale tedesco Der Spiegel mette in luce i tentativi della Chiesa ortodossa russa di impossessarsi di una serie di edifici religiosi a Kaliningrad (ex Koenigsberg e territorio tedesco prima del 1945), in passato appartenuti però a cattolici e luterani. Tra questi risulta la chiesa cattolica della Santa Famiglia e quella evangelica di Santa Luisa.

Mons. Paolo Pezzi, vescovo cattolico di Mosca, afferma: “La legge è stata decisa e preparata in segreto, non solo senza alcuna discussione pubblica, ma senza nemmeno la consultazione con le varie parti coinvolte, come ad esempio le organizzazioni cristiane russe non appartenenti alla Chiesa Ortodossa”. 

Il prelato sottolinea che la regione di Kaliningrad è diventata parte della Unione Sovietica dopo la Seconda guerra mondiale ed è difficile trovare nel suo territorio chiese ortodosse prima di questo periodo. Mons. Pezzi sottolinea che da oltre 20 anni la comunità cattolica di Kaliningrad chiede alle autorità la restituzione dei beni confiscati”. “Sono convinto – aggiunge - che questa decisione sia profondamente sconveniente a dovrebbe essere riconsiderata, tenendo conto degli interessi di tutte le comunità cristiane presenti nella regione”. 

 

 

 

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