02/04/2014, 00.00
RUSSIA
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Mosca studia una "politica culturale di Stato" per evitare lo scenario ucraino

Del progetto se ne è parlato in una riunione presieduta dal capo dell'amministrazione presidenziale, Serghei Ivanov: "Non dobbiamo permettere il rifiuto dei valori tradizionali e della divisione della società provocata dall'esterno" come avvenuto a Kiev.

Mosca (AsiaNews) - Una "politica culturale di Stato" che non permetta in Russia lo stesso scenario ucraino: il "rifiuto dei valori tradizionali" e una "divisione della società provocata dall'esterno". Ne sta discutendo l'amministrazione presidenziale russa: Serghei Ivanov, capo dell'amministrazione, ha sottolineato l'urgenza di questa proposta in una riunione, avvenuta il 31 marzo, con il gruppo di lavoro incaricato di redigere i "fondamenti" di tale progetto. "Gli ultimi eventi in Ucraina dimostrano quali gravi conseguenze per lo Stato possa portare il rifiuto dei valori tradizionali e una divisione della società provocata dall'esterno - ha dichiarato il politico - Non possiamo permettere che questo accada, non ne abbiamo il diritto". Fedelissimo di Vladimir Putin, Ivanov ha evidenziato l'importanza di una politica a livello centrale volta a rafforzare l'identità civile, nazionale e culturale del popolo russo. "Questo è particolarmente attuale ora che, a livello globale, diventa sempre più aggressiva la concorrenza nel campo ideologico e dell'informazione", ha aggiunto.

A sua volta, il consigliere presidenziale Vladimir Tolstoj ha suggerito che i fondamenti della politica culturale di Stato si basino "sull'unità e l'integrità" del Paese, come anche sulle "particolarità di ogni territorio, gruppo di persone e linguistico". A suo dire, l'obiettivo "non è come reinterpretare il passato o interpretare il presente, ma prefigurare quale futuro si desideri per la Russia". "Una delle sfide principali - ha aggiunto il consigliere - è far rivivere l'esigenza della cultura". "Se vogliamo far questo - ha concluso - dobbiamo inoculare la cultura in età molto precoce".

Da tempo, analisti e stampa indipendente denunciano che in Russia è in atto un'accelerazione della tendenza a uniformare informazione e istruzione alla linea ufficiale, reprimendo voci e posizioni critiche del potere. L'anno scorso sono state approvate le linee guida sulla base delle quali sarà redatto il "manuale unificato" di storia per le scuole, iniziativa voluta drittamente da Putin, che entrerà tra i personaggi storci del libro di testo. La crisi in Ucraina, con i richiami a patriottismo e "lotta al fascismo e al nazismo" - incarnati, secondo le autorità russe, dalle frange estremiste emerse dalla protesta del Maidan a Kiev - ha scatenato una vera e propria guerra ideologica.0

L'agenzia di stampa statale Ria Novosti è stata chiusa e rifondata con l'obiettivo di "rifondare l'immagine della Russia"; la tv indipendente Dozhd è stata oscurata dai canali via cavo, dopo aver indetto un sondaggio in cui si avanzavano dubbi sulla validità della strategia sovietica durante l'assedio nazista di Leningrado; Andrey Zubov, professore alla prestigiosa Università delle relazioni internazionali di Mosca, è stato licenziato per aver criticato più volte sulla stampa la politica del Cremlino in Ucraina e Crimea e aver paragonato la Russia alla Germania degli anni '30. Di recente, inoltre, alla Duma è arrivata una proposta di legge per fissare una nuova festa nazionale: il Giorno della "Presa di Parigi". Si tratta della fine della campagna di Russia: l'invasione attuata da Napoleone nel 1812 e terminata con una disastrosa sconfitta e la distruzione di gran parte delle truppe francesi e dei contingenti stranieri. Evento vergognoso per l'Occidente, contro cui il Cremlino sta sempre più contrapponendo la sua storia e i suoi valori. (N.A.)

 

 

 

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