06/05/2015, 00.00
MYANMAR
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Myanmar: a rischio il piano di pace, tre etnie minacciano di abbandonare i dialoghi

La decisione conseguenza dei reiterati attacchi dell’esercito governativo. Le operazioni militari complicano il già “fragile” dialogo per la pace. Dal governo di Naypyidaw pressioni sugli altri gruppi per escludere i movimenti “ribelli”. Nuovo fronte di scontro fra autorità birmane e leader Kachin.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Tre gruppi etnici armati minacciano di abbandonare il piano di pace per un cessate il fuoco su scala nazionale in Myanmar, per le continue incursioni compiute - anche negli ultimi giorni - dall’esercito birmano. Le azioni dei soldati governativi, aggiungono i leader etnici in una nota diffusa ieri, complicano il già “fragile” dialogo per la pace che, peraltro, potrebbe mettere la parola fine a decenni di guerre civili nel Paese. A presentare le dimissioni dal Team nazionale di coordinamento per il cessate il fuoco (Ncct) i vertici del Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa), il Ta’ang National Liberation Army (Tnla) e l’Arakan Army (Aa). 

A fine marzo i rappresentanti del governo birmano e dei 16 gruppi ribelli armati del Myanmar hanno sottoscritto la prima bozza per il cessate il fuoco, nel contesto di un piano su scala nazionale per la fine dei conflitti armati nel Paese. Se rispettato, l’accordo raggiunto al Myanmar Peace Centre a Yangon potrebbe scrivere la parola fine a decenni di violenze etniche.

Tuttavia, restano ancora aperte alcune questioni fondamentali per una vera pace nel Paese. Prima fra tutti, la mancanza ai colloqui dei rappresentati della minoranza Kokang, protagonisti dell’ultimo e sanguinoso conflitto in ordine di tempo con l’esercito birmano.

La decisione di abbandonare - per il momento - il tavolo delle trattative è giunta nel corso di una sei giorni di colloqui, promossa dai rappresentanti delle minoranze etniche nel quartier generale dello United Wa State Army a Pangsang, nello Stato Shan. Al centro degli incontri il piano di pace e la scelta se continuare o meno i dialoghi sponsorizzati dal governo. 

I progressi verso un accordo definitivo sul cessate il fuoco sono stati minati nelle scorse settimane da una serie di attacchi fra soldati governativi e milizie Kokang nello Stato Shan, contro l’esercito Arakan nello Stato occidentale di Rakhine e per le continue violenze contro i civili nello Stato settentrionale Kachin. 

Peraltro il governo birmano non riconosce nemmeno questi tre gruppi e sta esercitando pressioni sulle altre minoranze etniche perché escluda il Mndaa, il Tnla e l’Aa dal tavolo di pace. Nyo Tun Aung, vice-comandante dell’Arakan Army, afferma che “il governo ha costretto i leader etnici a non invitarci, ignorandoci totalmente sul piano politico”. Intanto l'Organizzazione per l'Indipendenza Kachin (KIO), braccio politico dei ribelli Kachin, accusa l’esercito governativo di non collaborare alle operazioni di monitoraggio degli scontri in corso nello Stato a nord del Myanmar. 

Il Myanmar è composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. In passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi, fra cui i Kachin nell'omonimo territorio a nord, lungo il confine con la Cina, e più di recente con i ribelli Kokang nello Stato Shan, dove il presidente ha dichiarato l’emergenza

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