31/08/2012, 00.00
PAKISTAN – STATI UNITI
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Nord Waziristan: droni Usa uccidono leader islamista della rete Haqqani

Si tratta di Badruddin, figlio di Jalaluddin Haqqani, fondatore dell’omonimo movimento. Egli sarebbe vittima di un raid il 24 agosto scorso. Era un comandante sul campo e assieme ai familiari guidava il gruppo affiliato ad al Qaeda. In una settimana oltre cento morti, fra cui civili, negli scontri fra miliziani ed esercito.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Le fonti di intelligence del Pakistan hanno confermato la morte del figlio del fondatore della rete islamista combattente Haqqani, uno dei gruppi più temuti e potenti dell'estremismo talebano. Badruddin, figlio di Jalaluddin Haqqani, è stato ucciso il 24 agosto scorso (ma solo ieri è giunta la conferma ufficiale),  durante un attacco dei droni statunitensi nella valle di Shawal, nell'area tribale del Nord Waziristan, al confine con l'Afghanistan. Egli era un comandante sul campo del movimento e aveva importanti compiti operativi e di collegamento fra gli affiliati.

La presenza del gruppo terrorista Haqqani, costituito in maggioranza da talebani afghani e vicino ad al Qaeda, è uno dei principali motivi di scontro fra Islamabad e Washington perché - secondo gli Stati Uniti - gode di troppa libertà di movimento nelle aree tribali sotto il controllo - teorico - del governo del Pakistan. Ed è proprio da questi territori che sferra attacchi mortali contro reparti americani o della forza internazionale in Afghanistan.

Zabiullah Mujahid, portavoce dei talebani afghani, respinge le voci relative alla morte di Badruddin Haqqani, bollandole come "propaganda del nemico". Il figlio del leader era considerato un elemento chiave e per il governo statunitense, assieme al padre e ai fratelli, è considerato fra i più pericolosi terroristi dell'area. Egli sarebbe inoltre responsabile del sequestro nel 2008 del reporter del New York Times David Rohde.

Sempre ieri le forze di sicurezza pakistane hanno arrestato il fondatore di uno dei più feroci gruppi militanti anti-sciiti del Paese, il Laskhar-e-Jangvi, per una serie di discorsi a sfondo razziale volti a diffondere l'odio interconfessionale. La polizia ha arrestato Malik Ishaq a Lahore, mentre rientrava da un pellegrinaggio religioso in Arabia Saudita. Il movimento ha legami con al Qaeda e i talebani ed è accusato di numerosi attacchi ai danni della minoranza sciita, considerata "infedele" dal fondamentalismo sunnita.

Intanto, continuano per il settimo giorno consecutivo gli scontri fra forze di sicurezza e talebani - provenienti dall'Afghanistan - responsabili di violenze nel nord-ovest del Pakistan. Finora sono morti 73 militanti islamici, 14 ribelli, 10 soldati e 11 civili tra cui sei donne e quattro bambini. 

 

 

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