20/12/2025, 11.30
SRI LANKA
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Paesaggio stravolto: dopo Ditwah lo Sri Lanka deve rifare anche le mappe

di Arundathie Abeysinghe

Intere aree interne sono state modificate dal ciclone. Una devastazione tale da rendere necessaria una “rimappatura” dei terreni. Oltre il 50% delle frane si è verificato nei distretti di Badulla, Kandy e Matale. Per gli esperti servono immagini ravvicinate di alta qualità, per le quali è essenziale l’assistenza di organismi ed enti internazionali. 

Colombo (AsiaNews) - Il ciclone Ditwah ha stravolto la geografia e i panorami di alcune parti dell’entroterra dell’isola. È quanto emerge in questi giorni dai rilevamenti e dalle verifiche dei funzionari del Survey Department, secondo cui la struttura dei terreni è stata stravolta dai forti venti e dalle piogge torrenziali, tanto da rendere necessaria una revisione della mappa relativa all’uso del suolo. Gli esperti riferiscono di intere aree nelle colline centrali che sono state erose o abbattute, dello spostamento di massi anche imponenti, della distruzione di strade e ferrovie e della riduzione in macerie di interi villaggi o città.

Oltre il 50% delle frane si è verificato nei distretti di Badulla, Kandy e Matale. Da qui la richiesta degli studiosi di avere a disposizione nuove immagini satellitari ad alta risoluzione dalle stazioni spaziali in orbita intorno allo Sri Lanka per supportare un accurato processo di “rimappatura” del terreno. Un lavoro quantomai urgente, anche perché è in fase di preparazione una nuova mappa dell’intero Sri Lanka ed è per questo necessario valutare i recenti stravolgimenti. Le nuove immagini aiuteranno a identificare le zone colpite dalle frane e a valutare i danni ai bacini fluviali, al territorio e alle aree agricole.

Le frane hanno modificato fisicamente alcune parti dell’entroterra, costringendo le autorità a ripensare l’uso del territorio, il reinsediamento e le priorità di mappatura nazionale, rendendo necessaria una revisione del materiale sinora in uso. In particolare, i danni riguardano il paesaggio geologico. Sebbene le immagini satellitari di base siano disponibili gratuitamente, quelle “ravvicinate di alta qualità richiedono finanziamenti significativi” spiegano gli esperti. Attualmente, il dipartimento ne ha raccolte “a bassa risoluzione delle province colpite dal disastro e ha avviato le valutazioni preliminari”.

Il Dipartimento di ricerca sta pianificando di richiedere assistenza internazionale attraverso i canali diplomatici per ottenere immagini satellitari avanzate, in particolare da India, Cina, Giappone, dagli Stati Uniti e Russia. Pechino ne ha già fornite diverse ravvicinate che evidenziano soprattutto le aree colpite da inondazioni e frane, anche se l’ulteriore raccolta di immagini potrebbe subire ritardi a causa delle condizioni meteorologiche attuali che presentano ancora un quadro di instabilità. 

I geologi australiani Mayantha Samarasinghe e Devinda Amarakoon spiegano ad AsiaNews che “le immagini satellitari vengono utilizzate per monitorare e valutare frane e inondazioni” dopo il passaggio del devastante ciclone Ditwah. L’iniziativa coinvolge diverse realtà fra le quali il dipartimento stesso, Undp, Esa e Nasa (gli enti spaziali europeo e statunitense), che “utilizzano i dati dei satelliti Sentinel e Planet Labs” per mappare le aree colpite e aiutare “gli sforzi di risposta”. 

“Queste immagini - proseguono gli studiosi . forniscono una visione cruciale della situazione prima e dopo per comprendere l’entità della devastazione, identificare le zone a rischio e assistere nei soccorsi e nella ricostruzione. Tuttavia, l’accesso ai dati ad alta risoluzione può talvolta essere ritardato da condizioni meteorologiche avverse o da limitazioni delle risorse”. “La mancanza di inventari completi delle frane ha ostacolato lo sviluppo di un’analisi efficace dei rischi e di sistemi di simulazione” concludono Mayantha e Devinda, costringendo Colombo a “fare affidamento principalmente su modelli sviluppati all’estero”.

Secondo l’ultimo rapporto del National Audit Office (Nao) vi sono oltre 84mila fra case, negozi, scuole ed edifici religiosi in zone ad alto rischio di frane. Ciononostante, la National Building Research Organisation (Nbro) ha lasciato una parte significativa delle aree ad alto rischio non mappate. Il rapporto di revisione ha rivelato che dei 25.649 km2 selezionati per una mappatura dettagliata in scala 1:10.000, solo 10.560 km2 erano stati rilevati fino alla data della revisione. Pertanto, 15.089 km2, che potrebbero ospitare migliaia di strutture vulnerabili non sono stati valutati; ultimato il lavoro, il paesaggio delle colline centrali potrebbe subire ulteriori modifiche.

Secondo gli studiosi Pradeepa Gunasinghe e Ajantha Mendis “la preparazione di mappe delle zone a rischio di frane in scala 1:10.000 richiede una grande quantità di dati sul campo, oltre a notevoli risorse finanziarie e tempo”. A differenza delle mappe in scala 1:50.000, la mappatura dettagliata, proseguono, è “laboriosa” e richiede ”più tempo e finanziamenti che lo Sri Lanka non è in grado di sostenere al momento”. “Una volta completata - concludono - la topografia e il paesaggio delle colline centrali dello Sri Lanka cambieranno notevolmente”.

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