17/05/2012, 00.00
SIRIA
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Nunzio apostolico: sostenere ad ogni costo il piano di Kofi Annan. Esercito siriano bombarda Rastan

La città in provincia di Homs è sotto assedio da diversi mesi. Mons. Zenari sottolinea la spirale di violenza che ha colpito il Paese. L'invito del prelato a Onu e comunità internazionale a portare avanti il piano di pace, nonostante i continui scontri e violenze.

Damasco (AsiaNews) - Continuano le violenze in Siria, dopo gli attentati di Damasco dello scorso 10 maggio, costati 55 morti e centinaia di feriti. Oggi l'esercito ha bombardato al-Rastan (provincia di Homs), roccaforte dei ribelli a circa 80 chilometri a nord di Damasco. Secondo i responsabili dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione umanitaria con sede in Gran Bretagna, l'esercito vuole dare l'assalto finale alla città. Essa è da mesi teatro di combattimenti fra forze del regime e membri del Free Syrian Army, che ha proprio ad al-Rastan uno dei suoi quartier generali.  

Mons. Mario Zenari, da tre anni nunzio a Damasco, afferma ad AsiaNews che "la situazione in Siria è inquietante. La comunità internazionale deve sostenere con forza il piano di Kofi Annan". Il prelato spiega che pochi giorni dopo l'arrivo degli osservatori Onu in Siria sia i militari che i ribelli avevano smesso di utilizzare armi pesanti. "Anche se le violenze continuano - continua - bisogna dare credito al piano di Onu e Lega araba, cercando di sostenere ogni piccolo frutto". Mons. Zenari nota che la guerra è giunta ormai a uno stadio preoccupante fatto di odio e vendetta, anche fra la popolazione. Il clima di tensione è tale che "ogni morte ne chiama altre".

In vigore dal 12 aprile scorso il piano di Kofi Annan prevede: la fine delle violenze, l'applicazione progressiva di un cessate il fuoco, la fornitura di aiuti umanitari, il rilascio delle persone detenute senza processo, la libera circolazione dei giornalisti, l'avvio di un dialogo politico fra governo e opposizione. Le pressioni del Consiglio di sicurezza Onu su ribelli e regime non sono riuscite a tutt'oggi a fermare gli scontri, che continuano a mietere vittime. Gli attacchi non hanno risparmiato gli osservatori delle Nazioni Unite inviati per controllare l'applicazione del piano. Lo scorso 15 maggio un convoglio Onu ha subito un attentato a Khan Sheikhoun, provincia di Idli, ma non vi sono stati morti o feriti. L'attacco è avvenuto mentre le truppe dell'esercito lanciavano un attacco contro un corteo funebre, costato più di 20 morti.

Per il nunzio occorre spezzare questa spirale di violenza. "Nonostante gli attacchi - afferma il nunzio - l'Onu deve proseguire il suo lavoro in Siria, anche se le due forze in campo non rispettano a pieno il cessate il fuoco e gli obiettivi del piano di pace, che però è stato sottoscritto da entrambe le parti".

Intanto, si spacca il fronte dell'opposizione politica siriana rappresentata dal Consiglio nazionale siriano (Cns) sostenuto e finanziato dai dissidenti siriani all'estero. Oggi Burhan Ghalioun, presidente del Cns, ha annunciato le sue dimissioni a causa di una diatriba fra il Cns e i membri dei comitati di coordinazione locali, che minacciano di boicottare il movimento perché non rappresentano la volontà del popolo siriano contrario al governo Assad. La presa di posizione dei comitati dal Cns coincide con la rielezione di Ghalioun a presidente del gruppo, che ha scavalcato di 10 voti il suo rivale George Sabra. Questi è un cristiano e secondo alcuni leader dei comitati locali è l'unica persona in grado di liberare il Cns dalle pressioni dei Fratelli musulmani.   

 

 

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