23/04/2005, 00.00
PAKISTAN
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Nuova vittima della blasfemia: cristiani e musulmani chiedono l abrogazione

di Qaiser Felix

Ultimo caso: uomo accusato di essere "infedele" aggredito e ucciso da 400 persone.

Faisalabad (AsiaNews) –  Gli emendamenti del governo pakistano alla legge sulla blasfemia sono inutili e non servono a fermarne gli abusi. Secondo Kamal Chughtai, avvocato cristiano, ne è la prova l'ultimo "brutale assassinio" avvenuto in Pakistan 3 giorni fa. Il 20 aprile scorso, nel villaggio di Spin Khak, distretto di Nowshera - provincia della frontiera del nord-ovest (Nwfp) - circa 400 persone hanno aggredito e ucciso Ashiq Nabi, accusato dai parenti di blasfemia.

Durante una lite familiare, il 18 aprile, Ashiq lancia a terra il Corano sul quale la moglie voleva fargli giurare e scappa di casa. Lo stesso giorno uno zio lo denuncia per blasfemia e la polizia inizia a cercarlo. Nel frattempo un religioso musulmano locale emette un editto in cui dichiara Ashiq un "infedele" da punire con la morte. A trovarlo, dopo due giorni, è la folla. Quattrocento persone lo attaccano e uno sparo lo ferisce a morte. La polizia ha dichiarato di essere sulle tracce del religioso, la cui identità è sconosciuta, e di volerlo arrestare. La famiglia di Ashiq ha rifiutato di accettare il corpo dell'uomo, perché infedele.

L'uomo è l'ultimo di una lunga serie di vittime, cristiane e musulmane, della cosiddetta legge sulla blasfemia, ovvero dell'articolo 295 b e c del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto.

Dure condanne all'omicidio e alla legge sono arrivate anche dalla comunità musulmana. Sheikh Mansoor, legale musulmano e presidente del Comitato di Faisalabad della Commissione per i Diritti umani del Punjab, ha denunciato ad AsiaNews: "Sembra che dietro l'omicidio di Ashiq si nasconda qualcosa in più rispetto agli altri casi di blasfemia, con cui molti hanno cercato di sistemare questioni private. Il caso va condotto in modo imparziale". Mansoor, anche presidente dell'Ong "Oasis", ha definito la legge sulla blasfemia "un facile mezzo per eliminare oppositori e raggiungere i propri scopi personalistici". L'attivista ha ribadito che la legge va abrogata se si vuole creare un clima di armonia interreligiosa nella società pakistana.

La Chiesa cattolica e le comunità di minoranza chiedono da tempo la totale cancellazione della legge e criticano apertamente i superficiali emendamenti apportati dal governo nell'ottobre 2004. Le modifiche si limitano a vizi di procedura e applicazione della legge ma mantengono in vigore la pena di morte per chi offende Maometto

La denuncia di Mansoor è diretta: "le leggi in Pakistan sono pensate a porte chiuse, senza consultare la popolazione". "L'80% della popolazione – ha aggiunto – è contraria  alla legge sulla blasfemia".

Nella Nwfp è in vigore da due anni la sharia, la legge islamica.
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