04/07/2005, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, la polizia non rispetta gli emendamenti alla legge sulla blasfemia

di Qaiser Felix
Lo denuncia il presidente della All Pakistan Minorities Alliance dopo l'arresto di un musulmano per dissacrazione del Corano e violenti attacchi contro cristiani e indù a Noswhera.

Noswhera (AsiaNews) – L'arresto del musulmano Yousaf Masih per dissacrazione del Corano va contro gli emendamenti alla legge sulla blasfemia approvati l'anno scorso dal parlamento del Pakistan. Lo denuncia Shahbaz Batti, presidente della All Pakistan Minorities Alliance (APMA), che in un'intervista ad AsiaNews chiede l'immediato rilascio dell'uomo e condanna gli attacchi contro indù e cristiani della città di Nowshera avvenuti dopo l'arresto di Yousaf, il 28 giugno scorso.

Lo stesso giorno in questa località a 40 Km a est di Peshawar, nella provincia della Frontiera di nordovest (NWFP), una folla di musulmani ha dato fuoco al tempio indù di Lamba Vera e ha poi bruciato e saccheggiato alcune case circostanti di famiglie cristiane e indù.

La Commissione per i diritti umani del Pakistan (HRCP) ha riferito che a Lal Kurthi, vicino a Noswhera, circa 70 donne e bambini di entrambe le comunità religiose sono fuggiti per paura di nuovi attacchi e ancora non sono tornati a casa.

Yousaf Masih, 60 anni, lavora come spazzino. Gli era stato chiesto di bruciare alcune carte, tra cui fogli contenenti versetti del Corano, ma essendo analfabeta non poteva sapere di cosa si trattava. "Le accuse contro Yousaf sono infondate – denuncia Batti – la  polizia ha registrato un caso di blasfemia senza avere prove o fare indagini più approfondite". "Questo – continua – è l'ennesima dimostrazione del crescente abuso che si fa di questa legge in Pakistan".

La cosiddetta legge sulla blasfemia, corrisponde all'articolo 295 b e c del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Il presidente della APMA denuncia che "l'arresto senza prove contraddice e nega gli emendamenti apportati dal governo" alla legge il 26 ottobre 2004. Per evitare abusi il parlamento aveva stabilito che la polizia deve accertare il fatto, prima di richiedere il fermo dell'imputato. La precedente normativa prevedeva, invece, l'arresto immediato.

Batti ricorda che "sono molte anche le vittime cristiane e di altre minoranze religiose uccise o incarcerate per la legge sulla blasfemia". La preoccupazione per le sorti di Yousaf aumenta se si considera che l'uomo, 60 anni, ha gravi problemi di cuore. "La polizia, l'amministrazione locale e il governo della Nwfp – sottolinea l'attivista - saranno direttamente responsabili della salute del detenuto", che ora si trova all'ospedale psichiatrico interno alla prigione centrarle di Peshawar. Batti si appella al primo ministro per il rilascio immediato di Yousaf Masih e chiede protezione per la sua famiglia, i cristiani e le altre minoranze religiose a Noswhera.

A lui si è unito Ghur Saran Lal, rappresentante degli indù all'Assemblea della Nwfp, il quale ha espresso "preoccupazione" dopo l'attacco al tempio.

Per ora la polizia ha arrestato 13 persone per l'incendio al tempio; 148 tra i dimostranti per possesso di armi mortali e 149 membri di un assemblea illegale.

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