13/11/2007, 00.00
CINA
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Ordine ai media cinesi: non parlate male delle Olimpiadi

I giornalisti cinesi non devono parlare dell’inquinamento, dei cibi avvelenati, del percorso della torcia e delle paraolimpiadi. Essi devono anche influenzare i loro colleghi stranieri con storie positive. Intanto si prepara un grande data-base per tutti i giornalisti stranieri.

Pechino (AsiaNews) – Il Dipartimento centrale della pubblicità ha diramato indicazioni ai media cinesi perché non alimentino la “pubblicità sfavorevole” nei confronti dei prossimi Giochi Olimpici.

La nota, distribuita a tutti gli editori, esige che i giornalisti cinesi stiano fuori da storie che gettano nei media stranieri cattiva luce sulla Cina. Fra i temi da non toccare vi sono la qualità dell’aria e l’inquinamento; la sicurezza del cibo, dopo gli ultimi scandali di avvelenamento; il percorso della torcia e la polemica con Taiwan; le Paraolimpiadi, con le violenze avvenute su alcuni gruppi di handicappati.

La nota giunge proprio mentre il comitato organizzatore del Bogoc (Beijing Organising Committeee  of the Olympic Games) cerca di vincere la simpatia dei media stranieri.

La scorsa settimana il Bogoc ha offerto ai corrispondenti stranieri di stanza a Pechino, un giro di visite e di interviste a luoghi e persone finora impossibili da contattare. Il Bogoc ha anche organizzato una visita a una fabbrica alimentare che dovrebbe preparare i cibo per gli atleti nelle prossime Olimpiadi di Pechino. Di solito domande e approvazioni di simili visite o interviste richiedono mesi di tempo per ricevere risposta.

La nota inviata agli editori cinesi chiede loro anche di aumentare i reportage positivi verso le Olimpiadi per influenzare i loro colleghi stranieri.

Intanto, e autorità stanno organizzando anche un data-base dei giornalisti stranieri che copriranno gli eventi olimpici. L’archivio con i profili dei vari giornalisti servirà come strumento di informazione per coloro che saranno intervistati. L’archivio conterrà  8 mila giornalisti accreditati per i Giochi e i 20 mila che potranno coprire eventi nel Paese. Il data-base sarà anche usato per scremare “i falsi giornalisti” che con la scusa delle Olimpiadi vorranno entrare in Cina e intervistare chiunque. Pechino teme che attivisti democratici, membri del Falun Gong o tibetani possano infiltrarsi nel Paese facendosi passare per giornalisti.

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