06/10/2012, 00.00
INDIA
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Orissa: arrestati 20 cristiani. Celebravano un battesimo

di Nirmala Carvalho
Nazionalisti indù hanno picchiato la comunità pentecostale, poi i poliziotti hanno portato via pastore e fedeli. Il Global Council of Indian Christians (Gcic) chiede al governo dell’Orissa di aprire un’inchiesta sugli agenti. Sajan George, presidente del Gcic: “Sfruttano le leggi anticonversione per perseguitare le minoranze”.

Mumbai (AsiaNews/Agenzie) - Aggrediti e picchiati da nazionalisti indù, infine arrestati dalla polizia locale, perché "colpevoli" di celebrare un battesimo. È accaduto a Kanthapada, nel distretto di Balasore (Orissa), a 20 cristiani pentecostali (di questi, 10 erano i catecumeni), il 2 ottobre scorso. Per Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), il fatto è "scandaloso", e per questo "chiediamo al chief minister dell'Orissa di aprire un'inchiesta sui funzionari di polizia coinvolti".

Responsabili dell'incidente, un nutrito gruppo di nazionalisti indù appartenente alla Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) e al Vishwa Hindu Parishad (Vhp). Questi hanno fatto irruzione nel bel mezzo della cerimonia, picchiando e insultando il pastore Jayaram Marandi e i fedeli. Poco dopo, agenti della stazione di polizia di Khantapada hanno raggiunto il posto, costringendo i 20 cristiani a salire sulla camionetta, che li ha portati in centrale per l'interrogatorio. Dopo l'arresto, la polizia ha dispiegato un considerevole numero di agenti per "controllare" che nulla accada nel villaggio.

Sajan George spiega: "Per perseguitare, intimidire e far arrestare queste comunità cristiane, i nazionalisti indù sfruttano l'atroce Orissa Freedom of Religion Act 1997 [Ofra Act 1997, la legge anticonversione dello Stato, ndr], con la connivenza e il tacito assenso di amministrazione e polizia". Secondo il presidente del Gcic, "il governo dello Stato dovrebbe fermare quanti usano il decreto per perseguitare la popolazione e minacciare la Costituzione, che si basa sul rispetto della giustizia e della libertà". Sulla carta, le leggi anticonversione proibiscono le conversioni che avvengono "tramite forza, coercizione o frode", e permettono così al governo di indagare. Di fatto, esse vengono applicate solo nei casi di indù che passano a un'altra religione. Dalla loro attuazione, le conversioni sono diminuite.

Dopo i pogrom anticristiani di Kandhamal (2008), aggiunge, "la percezione di essere sotto minaccia è cresciuta", anche perché "la presenza del Sangh Parivar [ombrello che raccoglie tutti i gruppi e movimenti nazionalisti indù, ndr] è cresciuta", portando con sé "campagne d'odio e boicottaggio sociale contro i cristiani". Tuttavia, la preoccupazione e lo scoramento più grandi riguardano "l'estrema lentezza della macchina della giustizia per le vittime dei massacri: mentre cresce il numero delle scarcerazioni, diminuiscono le condanne, e anche chi è stato giudicato colpevole ottiene la libertà su cauzione". Il caso più eclatante riguarda Manoj Pradhan, esponente del Bharatiya Janata Party (Bjp, partito ultranazionalista indù), responsabile dell'uccisione di un leader cristiano nei pogrom. Nonostante una condanna definitiva a sette anni di carcere - e processi in corso per altre tre uccisioni - l'uomo è libero su cauzione.

Intanto, il Gcic è giunto a conoscenza di un altro attacco avvenuto in Orissa. Il 24 settembre scorso a Krutamgarh (distretto di Kandhamal), 12 attivisti indù del Bajrang Dal hanno interrotto un servizio di preghiera di una comunità cristiana pentecostale. L'attacco è stato particolarmente violento: gli aggressori hanno infatti costretto a terra e picchiato il pastore Mantu Nayak, che ha riportato gravi ferite alla testa e fratture a entrambe le braccia. Per il momento, la polizia ha fermato otto attivisti e sarebbe in cerca degli altri. 

 

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