20/02/2014, 00.00
PAKISTAN

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Pakistan, raid aereo nell’area tribale, morti 15 militanti. Stallo nei colloqui fra Islamabad e talebani

Nella notte l’aviazione ha attaccato una roccaforte dei combattenti islamici nella zona di Mir Ali, al confine con l’Afghanistan. Fra le vittime 13 combattenti stranieri; distrutte armi e munizioni. L’operazione sarebbe una risposta all’uccisione di 23 paramilitari nelle mani dei talebani dal 2010. Fermi al palo i colloqui di pace dopo la cancellazione dell’incontro del 18 febbraio.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Nella notte l'aviazione pakistana ha lanciato un'offensiva contro (sospette) roccaforti di combattenti islamici nel nord-ovest, uccidendo almeno 15 persone. I raid si sono concentrati attorno alla città di Mir Ali e nel zone circostanti del North Waziristan, al confine con l'Afghanistan; secondo fonti militari, gli attacchi aerei avrebbero colpito solo militanti estremisti risparmiando la popolazione civile. L'offensiva dell'esercito giunge in un momento di stallo nei colloqui di pace fra governo di Islamabad e talebani, promossi dall'esecutivo del premier Nawaz Sharif per portare la pace nel Paese; in realtà il Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp) è disposto a cedere le armi solo al prezzo di una completa "islamizzazione" e "talebanizzazione" dello Stato. 

Un ufficiale dell'aviazione spiega che i raid sono stati condotti con estrema precisione, per "colpire i nascondigli dei miliziani"; nell'attacco sono stati distrutti anche "un enorme quantitativo di armi e munizioni".  "Nel bombardamento sono stati uccise 15 persone - conclude la fonte - 13 delle quali erano combattenti stranieri". 

Nei giorni scorsi un gruppo militante talebano stanziato nell'area tribale di Mohmand ha ammesso di aver ucciso 23 paramilitari, catturi nel 2010 e da allora nelle mani degli islamisti. La notizia della morte ha scatenato le ire dei vertici dell'esercito di Islamabad che non hanno fatto attendere la loro risposta. 

Il premier Nawaz Sharif ha condannato le brutali uccisioni dei paramilitari, sottolineando che esse potrebbero avere un impatto negativo sui colloqui di pace - peraltro in fase di stallo - con i talebani. In risposta alle uccisioni, i negoziatori del fronte governativo hanno cancellato un incontro previsto per il 18 febbraio scorso con la controparte talebana. 

In via ufficiale gli alti gradi dell'esercito sostengono l'iniziativa governativa di un dialogo aperto con gli islamisti; tuttavia, dietro le quinte e dietro anonimato essi non nascondono la frustrazione e non mancano le voci secondo cui non aspettavano che un pretesto - la morte dei paramilitari - per poter sferrare un pesante attacco. Negli ultimi cinque mesi sarebbero morti oltre 100 soldati a causa di attentati sferrati dai talebani; per questo si fa sempre più concreta l'ipotesi di una operazione armata di vasta scala, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali. 

 

 

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