18/05/2006, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan: Hiv/Aids, dramma sottovalutato

di Qaiser Felix

Una Ong locale avverte che i dati sull'infezione da Hiv/Aids tra chi assume droghe per via endovenosa sono molto più alti di quelli che si conoscono; senza interventi decisi il Paese rischia in pochi mesi un'epidemia.

Lahore (AsiaNews) – L'Hiv in Pakistan rischia di raggiungere i livelli di un'epidemia nel giro di pochi mesi. Stime limitate sull'infezione, poca attenzione al problema da parte delle autorità e misure di prevenzione "meramente formali" sono tra le cause maggiori. A denunciarlo è un rapporto della Ong Nai Zindagi ("Nuova vita"), secondo cui il Paese "non ha più la possibilità di agire in anticipo per prevenire la trasmissione di Hiv/Aids tra i tossicodipendenti".

A Faisalabad e Sargodha, nel Punjab, il tasso di HIV tra i tossicodipendenti è rispettivamente del 9,5% e del 12%: con queste cifre "il prezzo dell'inazione sarebbe immenso". "Dobbiamo ammettere – avverte il rapporto – che quello che abbiamo fatto in passato non basta, bisogna agire ora per cercare di contenere danni ulteriori". Secondo i responsabili della Ong, prima di tutto si deve studiare cosa non ha funzionato finora e poi elaborare interventi in grado di raggiungere almeno il 60% dei soggetti a rischio.

Come in molti Paesi asiatici, anche in Pakistan i tossicodipendenti subiscono discriminazione e criminalizzazione. Spesso ai sieropositivi non è assicurato l'accesso all'assistenza sociale e a quella sanitaria. E questo contribuisce a diffondere il virus.

Lo studio della Nai Zindagi stima che circa il 50% di chi fa uso di droga in endovena è sposato e sessualmente attivo, con i conseguenti rischi di contagio.  Il 10% dei tossicodipendenti sono giovani tra i 18 e 24 anni. La pratica di scambiarsi siringhe infette rischia di provocare una vasta epidemia. E la Nai Zindagi avverte che forse questa potrebbe già essere in atto.

In una conferenza stampa il capo esecutivo della Ong, Tariq Zafar, ha reso noti i risultati della  ricerca: su circa 6 mila soggetti che assumono droghe per via endovenosa in quattro città differenti (Faisalabad, Lahore, Sargodha e Sialkot), il 6,2% è risultato sieropositivo; i dati mostrano che la diffusione dell'Hiv è passato dal livello "basso" a quello "generalizzato".

Zafar denuncia che l'idea di un Pakistan "a basso rischio" in termini di Hiv/Aids si basa su dati limitati e troppo circoscritti per essere generalizzati. Secondo la Ong, per contenere i danni ed evitare l'epidemia bisogna decidere a livello politico di dare il via o potenziare programmi e misure di prevenzione che partano dai tossicodipendenti sulle strade; la polizia deve agire "in modo più pragmatico e meno burocratico tenendo presente l'urgenza della situazione"; gli interventi di prevenzione devono essere condotti dal sistema sanitario statale in collaborazione con le organizzazioni della società civile e le reti delle comunità colpite.

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