28/09/2006, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan: cristiano detenuto per blasfemia sostenuto dai suoi familiari

di Qaiser Felix

Il racconto della visita dei parenti al giovane Shahid Masih: sta bene, ci facciamo coraggio, ma ora abbiamo paura degli estremisti islamici. L'avvocato della difesa chiede indagini più accurate sul caso.

Faisalabad (AsiaNews) – Per la prima volta da quando è stato arrestato per blasfemia, Shahid Masih, cristiano di 17 anni, ha incontrato la famiglia nel carcere distrettuale di Faisalabad. Intanto il suo avvocato, il cattolico Khalil Tahir, ha chiesto ai giudici competenti un'indagine più accurata sul caso del ragazzo, contro cui sono state mosse accuse "infondate".

La madre e la sorella di Shahid, gli hanno fatto visita in prigione per la prima volta ieri. Lo scorso 11 settembre la polizia ha arrestato il ragazzo insieme all'amico musulmano, Muhammad Ghaffar, per aver strappato pagine dal tafseer, un libro che spiega i versi del Corano. I due sono accusati di aver violato la sezione 295 B del Codice penale, meglio conosciuta come Legge sulla blasfemia, che prevede l'ergastolo per chi dissacra il Corano.

Artefice della denuncia Arshad Masood, il dottore di una clinica vicino all'abitazione del giovane cristiano. Secondo il medico, i due avrebbero agito di notte, in sua assenza, stracciando il volume che lui teneva per studio nella sua clinica. In realtà alcuni ritengono che il dottore volesse semplicemente punire i due tossicodipendenti  per il furto di alcuni medicinali dalla clinica stessa.

Alice Munawar, la mamma, racconta ad AsiaNews che durante tutto l'incontro, durato solo 10 minuti, il figlio ha parlato poco sopraffatto dal pianto. "Ha chiesto notizie su tutti noi – riferisce la donna – specialmente dell'anziano padre". "Anche io ero piena di dolore – continua – e non sono riuscita a dirgli molto, ma è stato bello vederlo ancora vivo, in piedi di fronte a me, pur se dietro le sbarre".

La sorella maggiore di Shahid, Elizabeth Munawar, 45 anni, ammette che la famiglia "è spaventata da possibili azioni degli estremisti islamici". "Ricordiamo tutti – aggiunge – l'incendio del villaggio cristiano di Shanti Nagar nel 1997 o il caso Sangla Hill dello scorso novembre, ma ci siamo fatti coraggio e siamo arrivati al carcere di mattina presto; abbiamo incontrato mio fratello solo all'ora di pranzo e dopo appena 10 minuti che parlavamo, la polizia lo ha portato via".

La famiglia, intanto, continua a muoversi anche sul piano legale. Ieri l'avvocato Tahir, che difende in modo gratuito il giovane cristiano, si è presentato davanti al giudice della Corte distrettuale di Faisalabad. Il legale, esperto in casi di blasfemia, ha dichiarato "inaccurata" l'indagine sul suo cliente e chiesto l'intervento di "un'autorità più alta". Il giudice Najam ul Hassan Bukhari riferirà ora alla Commissione permanente, che comprende alti ufficiali di polizia. "Sono ottimista – ha dichiarato Tahir – contro il ragazzo non ci sono prove concrete".

Intanto con un comunicato stampa Ejaz Ghauri, presidente della Human Dvelopment Net in Pakistan, ha invitato tutti i cristiani del mondo a pregare per Shahid Masih, la sua famiglia e il loro avvocato.

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