15/10/2017, 11.19
VATICANO
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Papa: 35 nuovi santi, persone che hanno detto sì a Dio con la loro vita

Sono per lo più martiri e legati all’America latina, testimoni del Vangelo “fino alla fine”. Gli invitati dell’episodio evangelico della festa di nozze “siamo tutti noi”. “Il Signore ci desidera, ci cerca e ci invita, e non si accontenta che noi adempiamo i buoni doveri e osserviamo le sue leggi, ma vuole con noi una vera e propria comunione di vita, un rapporto fatto di dialogo, fiducia e perdono”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa cattolica ha 35 nuovi santi, persone, ha detto papa Francesco durante il rito di canonizzazione, che “non hanno detto ‘sì’ all’amore” di Dio “a parole e per un po’, ma con la vita e fino alla fine”. I nuovi santi sono per lo più martiri e legati all’America latina.

Il maggior numero di martiri riguarda il Brasile. Qui, nello Stato di Rio Grande do Norte, arrivarono nel 1597 missionari portoghesi. Nei decenni successivi, l’arrivo degli olandesi di religione calvinista diede inizio alla persecuzione dei cattolici. E’ in questo contesto che avvennero due episodi. Il 16 luglio 1645 a Cunhaú: mentre il parroco, padre André de Soveral, celebrava Messa, soldati olandesi fecero irruzione nella cappella e massacrarono i fedeli. Il secondo, il 3 ottobre dello stesso anno, quando i cattolici di Natal furono fatti prigionieri e insieme al loro parroco, padre Ambrósio Francisco Ferro, furono mutilati e lasciati morire.

Sono messicani, invece Cristoforo, Antonio e Giovanni, adolescenti uccisi nel 1527 e nel 1529 e considerati i protomartiri dell’intero continente americano. Cristoforo fu ucciso dal padre contrario al tentativo del giovane di portare il Vangelo tra familiari e conoscenti. Antonio e Giovanni, accompagnando in un viaggio dei missionari, furono uccisi a bastonate da un gruppo di indios.

E’ spagnolo, invece, Faustino Míguez, nato in Galizia il 25 marzo 1831. Dedicandosi all’educazione dei bambini, fondò l’Istituto Calasanzio, Figlie della Divina Pastora per l’educazione delle bambine. Morì l’8 marzo 1925, all’età di 94 anni a Getafe.

E’ italiano, infine, l’ultimo santo: Angelo da Acri al secolo Luca Antonio Falcone che nacque ad Acri (Cosenza) il 19 ottobre 1669. Frate Minore Cappuccino fu un predicatore instancabile che percorse la Calabria e l’Italia meridionale, tenendo anche esercizi spirituali e missioni popolari. Trascorreva anche molte ore nel confessionale non stancandosi di ascoltare i peccatori. Ad Acri un grande Santuario custodisce il suo corpo.

Sono loro che, nelle parole del Papa, hanno accettato l’invito e vestito l’abito nuziale. Francesco alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro – compresi centinaia di sacerdoti – ha infatti commentato il brano del Vangelo che “ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze (cfr Mt 22,1-14). Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale. Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera ‘celebrare le nozze’. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi. Il nostro rapporto con Lui, allora, non può essere solo quello dei sudditi devoti col re, dei servi fedeli col padrone o degli scolari diligenti col maestro, ma è anzitutto quello della sposa amata con lo sposo. In altre parole, il Signore ci desidera, ci cerca e ci invita, e non si accontenta che noi adempiamo i buoni doveri e osserviamo le sue leggi, ma vuole con noi una vera e propria comunione di vita, un rapporto fatto di dialogo, fiducia e perdono”.

La vita cristiana è una storia d’amore con Dio

“Questa è la vita cristiana, una storia d’amore con Dio, dove il Signore prende gratuitamente l’iniziativa e dove nessuno di noi può vantare l’esclusiva dell’invito: nessuno è privilegiato rispetto agli altri, ma ciascuno è privilegiato davanti a Dio. Da questo amore gratuito, tenero e privilegiato nasce e rinasce sempre la vita cristiana. Possiamo chiederci se, almeno una volta al giorno, confessiamo al Signore il nostro amore per Lui; se ci ricordiamo, fra tante parole, di dirgli ogni giorno: ‘Ti amo Signore. Tu sei la mia vita’. Perché, se si smarrisce l’amore, la vita cristiana diventa sterile, diventa un corpo senz’anima, una morale impossibile, un insieme di princìpi e leggi da far quadrare senza un perché. Invece il Dio della vita attende una risposta di vita, il Signore dell’amore aspetta una risposta d’amore. Rivolgendosi a una Chiesa, nel Libro dell’Apocalisse, Egli fa un rimprovero preciso: «Hai abbandonato il tuo primo amore» (2,4). Ecco il pericolo: una vita cristiana di routine, dove ci si accontenta della ‘normalità’, senza slancio, senza entusiasmo, e con la memoria corta. Ravviviamo invece la memoria del primo amore: siamo gli amati, gli invitati a nozze, e la nostra vita è un dono, perché ogni giorno è la magnifica opportunità di rispondere all’invito”.

“Ma il Vangelo ci mette in guardia: l’invito può essere rifiutato. Molti invitati hanno detto no, perché erano presi dai loro interessi: «non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari», dice il testo (Mt 22,5). Una parola ritorna: proprio; è la chiave per capire il motivo del rifiuto”. Gli invitati , infatti, rifiutano “non per cattiveria, ma perché si preferisce il proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodità...”. Ma Dio, che “è il contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialità”, davanti ai no “non si rassegna, ma continua a invitare”. “Perché così fa l’amore; perché solo così si vince il male. Oggi questo Dio, che non perde mai la speranza, ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l’amore vero, a superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso e pigro”.

“C’è un ultimo aspetto che il Vangelo sottolinea: l’abito degli invitati, che è indispensabile. Non basta infatti rispondere una volta all’invito, dire ‘sì’ e basta, ma occorre vestire l’abito, occorre l’abitudine a vivere l’amore ogni giorno. Perché non si può dire: ‘Signore, Signore’ senza vivere e mettere in pratica la volontà di Dio (cfr Mt 7,21). Abbiamo bisogno di rivestirci ogni giorno del suo amore, di rinnovare ogni giorno la scelta di Dio. I Santi canonizzati oggi, i tanti Martiri soprattutto, indicano questa via. Essi non hanno detto ‘sì’ all’amore a parole e per un po’, ma con la vita e fino alla fine. Il loro abito quotidiano è stato l’amore di Gesù, quell’amore folle che ci ha amati fino alla fine, che ha lasciato il suo perdono e la sua veste a chi lo crocifiggeva. Anche noi abbiamo ricevuto nel Battesimo la veste bianca, l’abito nuziale per Dio. Chiediamo a Lui, per l’intercessione di questi nostri fratelli e sorelle santi, la grazia di scegliere e indossare ogni giorno quest’abito e di mantenerlo pulito. Come fare? Anzitutto, andando a ricevere senza paura il perdono del Signore: è il passo decisivo per entrare nella sala delle nozze a celebrare la festa dell’amore con Lui”.

 

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