15/01/2017, 12.15
VATICANO
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Papa: La Chiesa non annuncia sé stessa, annuncia Cristo; non porta sé stessa, porta Cristo

All’Angelus, papa Francesco afferma che “la Chiesa, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista, indicare Gesù alla gente”. “Guai, guai quando la Chiesa annuncia sé stessa: perde la bussola, non sa dove va”. Nella Giornata mondiale del migrante e rifugiato, dedicata ai migranti minorenni, “è necessario adottare ogni possibile misura per garantire ai minori migranti la protezione e la difesa, come anche la loro integrazione”. L’augurio alle comunità etniche di “vivere serenamente nelle località che vi accolgono, rispettandone le leggi e le tradizioni e, al tempo stesso, custodendo i valori delle vostre culture di origine”. Il grazie all’Ufficio Migrantes e l’esempio di santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa “non annuncia sé stessa, annuncia Cristo; non porta sé stessa, porta Cristo”. Lo ha affermato papa Francesco oggi nel suo incontro con i pellegrini prima della preghiera dell’Angelus in piazza san Pietro, commentando il vangelo di questa domenica (Seconda per anno A, Gv 1,29-34), in cui Giovanni il Battista indica Gesù come “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Dopo la preghiera mariana il pontefice ha anche ricordato che oggi è la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che quest’anno ha come tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”.

Il papa si è fermato a lungo nella descrizione della scena evangelica. “Gesù si presenta sulla riva del fiume, in mezzo alla gente, ai peccatori – come tutti noi –. È il suo primo atto pubblico, la prima cosa che fa quando lascia la casa di Nazaret, a trent’anni: scende in Giudea, va al Giordano e si fa battezzare da Giovanni. Sappiamo che cosa succede – lo abbiamo celebrato domenica scorsa –: su Gesù scende lo Spirito Santo in forma come di colomba e la voce del Padre lo proclama Figlio prediletto (cfr Mt 3,16-17). È il segno che Giovanni aspettava. È Lui! Gesù è il Messia. Giovanni è sconcertato, perché si è manifestato in un modo impensabile: in mezzo ai peccatori, battezzato come loro, anzi, per loro. Ma lo Spirito illumina Giovanni e gli fa capire che così si compie la giustizia di Dio, si compie il suo disegno di salvezza: Gesù è il Messia, il Re d’Israele, ma non con la potenza di questo mondo, bensì come Agnello di Dio, che prende su di sé e toglie il peccato del mondo. Così Giovanni lo indica alla gente e ai suoi discepoli. Perché Giovanni aveva una numerosa cerchia di discepoli, che lo avevano scelto come guida spirituale, e proprio alcuni di loro diventeranno i primi discepoli di Gesù”.

“Cari fratelli e sorelle – ha continuato -  perché ci siamo soffermati a lungo su questa scena? Perché è decisiva! Non è un aneddoto, è un fatto storico decisivo. È decisiva per la nostra fede; ed è decisiva anche per la missione della Chiesa. La Chiesa, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista, indicare Gesù alla gente dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» Lui è l’unico salvatore, lui è il Signore, umile, in mezzo ai peccatori, ma è lui, non un altro potente….  E queste sono le parole che noi sacerdoti ripetiamo ogni giorno, durante la Messa, quando presentiamo al popolo il pane e il vino diventati il Corpo e il Sangue di Cristo. Questo gesto liturgico rappresenta tutta la missione della Chiesa, la quale non annuncia sé stessa. Guai, guai quando la Chiesa annuncia sé stessa: perde la bussola, non sa dove va. La Chiesa annuncia Cristo; non porta sé stessa, porta Cristo. Perché è Lui e solo Lui che salva il suo popolo dal peccato, lo libera e lo guida alla terra della vera libertà.

La Vergine Maria, Madre dell’Agnello di Dio, ci aiuti a credere in Lui e a seguirlo”.

Dopo la preghiera dell’Angelus, citando il tema della Giornata del migrante, “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”, egli ha detto: “Questi nostri piccoli fratelli, specialmente se non accompagnati, sono esposti a tanti pericoli. E vi assicuro, sono tanti! È necessario adottare ogni possibile misura per garantire ai minori migranti la protezione e la difesa, come anche la loro integrazione”.

Il papa ha poi salutato le rappresentanze di diverse comunità etniche presenti nella piazza. “Cari amici – ha detto -  vi auguro di vivere serenamente nelle località che vi accolgono, rispettandone le leggi e le tradizioni e, al tempo stesso, custodendo i valori delle vostre culture di origine. L’incontro di varie culture è sempre un arricchimento per tutti! Ringrazio l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e quanti lavorano con i migranti per accoglierli e accompagnarli nelle loro difficoltà, e incoraggio a proseguire in questa opera, ricordando l’esempio di santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte. Questa Suora coraggiosa dedicò la sua vita a portare l’amore di Cristo a quanti erano lontani dalla patria e dalla famiglia. La sua testimonianza ci aiuti a prenderci cura del fratello forestiero, nel quale è presente Gesù, spesso sofferente, rifiutato e umiliato. Quante volte nella Bibbia il Signore ci ha chiesto di accogliere i migranti e i forestieri, ricordando che anche noi siamo stati forestieri!”.

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