14/04/2011, 00.00
VATICANO-LIBANO
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Papa: al nuovo patriarca maronita, tornare ad “annunciare e vivere” la Buona Novella

Ricevendo mons. Béchara Boutros Raï,, Benedetto XVI sottolinea il ruolo della Chiesa libanese in Medio Oriente ed evidenzia l’importanza dell’educazione spirituale e umana dei giovani.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Curare la formazione dei giovani e tornare ad “annunciare e vivere” la Buona Novella, con lo stesso spirito dei primi cristiani : sono le raccomandazioni che Benedetto XVI ha rivolto oggi ai cattolici libanesi, nel discorso rivolto al nuovo patriarca dei maroniti, Béchara Boutros Raï, ricevuto insieme con la delegazione che lo ha accompagnato a Roma, in occasione della concessione della comunione ecclesiastica, seguita alla sua elezione da parte del Sinodo maronita.
 
Il Papa, che ha sottolineato la presenza del card. Nasrallah Sfeir, predecessore dell’attuale patriarca, lodandone i 25 anni di servizio alla Chiesa “in mezzo alle turbolenze della storia”, all’attuale 77mo capo della Chiesa maronita ha detto che “dal momento che voi siete nel cuore del Medio Oriente, avete una missione immensa”, quella di “proporre di nuovo il Vangelo alle persone che lo conoscono poco o che si sono allontanate dalla Chiesa”. “Con tutte le forze vive presenti in Libano e in Medio Oriente si tratta di “testimoniare e vivere nella comunione la Parola di vita per ritrovare l’ardore dei primi fedeli”.
 
“Questa regione del mondo, benedetta dalla presenza e dalla predicazioni di patriarchi, profeti, apostoli e dello stesso Cristo, aspira a quella pace durevole che la Parola di vita, accolta e vissuta, ha la capacità di stabilire”.
 
“Voi perseguite questo obiettivo attraverso un’educazione umana e spirituale, morale e intellettuale dei giovani, grazie alle vostre istituzioni scolastiche e catechistiche, delle quali conosco la qualità. Spero ardentemente che il vostro ruolo nella loro formazione sia sempre più riconosciuto dalla società, affinché i valori fondamentali siano trasmessi, senza discriminazioni”, in modo che i giovani di oggi “divengano uomini e donne responsabili all’interno delle loro famiglie e nella società, per costruire una solidarietà e una fraternità sempre più grandi tra tutte le componenti della nazione”.
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