12/02/2016, 14.33
VATICANO
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Papa: i Missionari della Misericordia non possono assolvere i vescovi illeciti

Una lettera di mons. Fisichella non li elenca tra i peccati “riservati alla Santa Sede” che i Missionari possono assolvere. Il problema riguarda i vescovi ordinati in Cina e nella comunità lefebvriana “senza il mandato papale”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – I Missionari della Misericordia non potranno assolvere i vescovi scomunicati, perché senza il mandato papale sono stati ordinati o hanno ordinato vescovi. Lo chiarisce una lettera di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione e coordinatore del Giubileo, consegnata personalmente a ognuno dei missionari.

Nel documento, che porta la data del 10 febbraio, giorno del “mandato” pontificio, ma consegnata la sera precedente, si legge infatti: “Papa Francesco ti ha concesso la facoltà di assolvere, per l’intero Anno Giubilare, i peccati riservati alla Santa Sede. Per disposizione del Santo Padre, tale facoltà è da intendersi esclusivamente limitata ai seguenti peccati:

1) Profanazione delle specie eucaristiche mediante esportazione o detenzione per uso sacrilego:

2) Violenza fisica contro il Romano Pontefice;

3) Assoluzione del complice nel peccato contro il Sesto Comandamento del Decalogo;

4) Violazione diretta del sigilli sacramentale da parte del confessore.

Sono certo che saprai essere un gioioso annunciatore della misericordia divina e un suo fedele dispensatore, soprattutto nel celebrare il Sacramento della Riconciliazione”.

Nel Codice di diritto canonico i peccati riservati alla Santa Sede, concretamente alla Penitenzieria apostolica - il più antico dicastero vaticano fondato nel 1200 da papa Onorio III - sono cinque: rubare ostie consacrate “a scopo sacrilego” (canone  1367) ; usare “violenza fisica” contro il papa (canone 1370, 1); assolvere “il complice nel peccato contro il sesto comandamento”, cioè la persona con la quale si sono avuto rapporti sessuali (canoni 977 e 1378,1); consacrare “senza mandato pontificio un altro vescovo” (canone 1382); violare il segreto della confessione (canone 1388,1). A questi vanno aggiunti il tentativo di ordinare una donna sacerdote (decreto della Congregazione per la dottrina della fede del 2007) e la “violazione del segreto del conclave”, voluto da papa Benedetto XVI.

Subito dopo l’annuncio del papa, osservatori del mondo cinese e cristiano avevano  ipotizzato la possibilità di sanare le ordinazioni episcopali in Cina e nella comunità lefebvriana proprio attraverso i Missionari della Misericordia.

Ora, per tutti i peccatori, e quindi anche per coloro che commettono uno dei peccati più gravi , vale il principio che la pena rimane finché egli non cessa, dice il Codice, dalla “contumacia” cioè, finche non si pente. E, come dice l’Esortazione Apostolica post-sinodale “Reconciliatio et Paenitentiae” del 1984 “l'atto essenziale della penitenza, da parte del penitente, è la contrizione, ossia un chiaro e deciso ripudio del peccato commesso insieme col proposito di non tornare a commetterlo”.

Fra i canonisti si discute sulla differenza fra “il peccato” (che il missionario della Misericordia può perdonare) e “la censura” che rimane in potere della Santa Sede.

Ciò significa che se anche il vescovo illecito fosse assolto, rimane ancora “la censura” per il suo reintegro come pastore dei fedeli.

Fino ad ora, ai vescovi illeciti in Cina, la Santa Sede chiede  al vescovo di scrivere una lettera al papa in cui spiega la sua situazione, ammette – se c’è – la sua responsabilità personale e domanda perdono. E dopo il perdono ricevuto da Roma il vescovo deve compiere un gesto pubblico, chiedendo perdono davanti ai suoi fedeli, per sanare lo scandalo. Il problema diventa poi come sanare lo scandalo se il vescovo continua ad appartenere all’Associazione patriottica, che nel suo statuto ha come ideale quello di edificare una Chiesa “indipendente” anche dal papa. (FP)

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