29/05/2009, 00.00
VATICANO
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Papa: la crisi è una minaccia alla pace che chiede a tutti solidarietà e sobrietà

Benedetto XVI ha ricevuto otto ambasciatori per la presentazione delle credenziali. Ha definito l’India un modello di armonica coesistenza, ma ha espresso preoccupazione per le violenze subite dai cristiani e l’auspicio che proseguano indagini e processi contro i responsabili. I buoni rapporti con la Mongolia.
Città del Vaticano (AsiaNews) - L’attuale crisi economica richiede una comune presa di coscienza e spirito di solidarietà “per edificare una pace autentica in vista della realizzazione di un mondo più giusto e prospero per tutti”, in quanto il divario tra Paesi ricchi e poveri suscita divisioni tra i popoli e può rappresentare un pericolo di conflitti. E’ il monito che Benedetto XVI ha rivolto oggi al mondo, rivolgendosi agli ambasciatori di Mongolia, India, Benin, Nuova Zelanda, Sud Africa, Burkina Faso, Namibia e Norvegia, ricevuti per la presentazione delle Lettere credenziali.
 
Tra le preoccupazioini espresse dal Papa, anche quella per le violenze subite dai cristiani in India, delle quali ha parlato nel discorso rivolto alla nuova ambasciatrice di New Delhi Chitra Narayanan. Alla libertà religiosa Benedetto XVI ha dedicato anche alcune parole rivolte all’ambasciatore mongolo, per ribadire che essa, reintrodotta nel Paese dopo anni di regime totalitario, è un diritto umano fondamentale.
 
A proposito dell’India, il Papa l’ha definita un modello di armoniosa coesistenza tra religioni e culture diverse. Un esempio per l’Asia e per il resto del mondo. Così come lo sono state le recenti elezioni nazionali, “prova di democrazia e di civiltà”.
 
“Come pastore della Chiesa cattolica – ha aggiunto poi - mi unisco ai leader religiosi e dei governi del mondo che esprimono il comune desiderio che tutti i membri della famiglia umana godano della libertà di praticare la religione e impegnarsi nella vita civile senza timori di ripercussioni ostili a causa della loro fede”. Il Papa ha quindi espresso la sua “profonda preoccupazione per i cristiani che hanno sofferto per le espolosioni di violenza in alcune aree all’interno del vostro Paese. Oggi ho l’opportunità di esprimere il mio apprezzamento per gli sforzi del vostro Paese per dare sostegno ai colpiti con difesa e assistenza, soccorso e riabilitazione, così come per le misure prese per mandare avanti le investigazioni criminali e rapidi processi giudiziari per risolvere queste questioni. Mi appello a tutti perché sia mostrato rispetto per la dignità umana, respingendo l’odio e rinunciando alla violenza in tutte le sue forme”.
  
A religioni e violenza, il Papa ha fatto un accenno anche nel discorso rivolto a tutti e otto gli ambasciatori, quando ha affermato che le fedi possono avere un ruolo a favore della pace, anche in un periodo in cui vengono “attaccate e screditate”. E ciò, ha detto, anche perché negli ultimi anni alcune nuove forme di violenza si sono appoggiate sfortunatamente al nome di Dio per giustificare le proprie azioni.
 
All’ambasciatore della Mongolia, Danzannorov Boldbaatar, il Papa ha espresso il suo apprezzamento per le ottime relazioni che intercorrono tra questo Paese e il Vaticano che, tra l’altro, hanno permesso la creazione della Prefettura apostolica di Ulaan Baatar, per una migliore cura pastorale della piccola comunità cattolica locale, circa 500 fedeli.
 
Rivolgendosi quindi a tutti gli ambasciatori, Benedetto XVI ha sottolineato come la crisi abbia aggravato le diseguaglianze tra paesi sviluppati e non. “Quelli che già vivono in una povertà estrema - ha rilevato - sono i primi ad esserne toccati, perché sono i più vulnerabili. Ma questa crisi sta facendo scivolare verso la povertà anche le persone che finora hanno vissuto in modo decente, pur senza essere agiati. La povertà aumenta con delle conseguenze gravi e talvolta irreversibili”. E “la recessione innescata dalla crisi economica può diventare una minaccia per l'esistenza stessa di innumerevoli persone”, a cominciare dai bambini, “vittime innocenti che vanno protetti per primi”.
 
“Invoco – ha concluso - un supplemento di fraternità e di solidarietà e una generosità globale realmente vissuta”. E’ una condivisione, ha aggiunto, che “chiede ai Paesi sviluppati di ritrovare il senso della misura e della sobrietà nell’economia e nello stile di vita”.
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