30/03/2016, 09.28
TAIWAN
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Pasqua a Taiwan, scoprire Cristo studiando papa Francesco

di Xin Yage

Chou Yong-mei è un’affermata autrice televisiva. Incaricata di progettare un format per spiegare la vita e il messaggio del pontefice, si avvicina a una comunità cattolica per capire meglio di cosa si parli. E dopo un viaggio, fisico e spirituale, decide di chiedere il battesimo: “Quando ho incontrato le persone reali, in carne e ossa, all'interno della comunità cattolica, ho visto la loro dedizione e la forza della loro fede. Sono stata impressionata dalla quantità e dalla qualità dei molti membri della comunità”.

Taipei (AsiaNews) – Anche quest’anno, la Veglia pasquale di Taiwan ha visto un bel gruppo di catecumeni che nelle varie parrocchie hanno ricevuto il battesimo. Con età molto diverse – neonati, giovani e persone già adulte – e da molte strade diverse sono giunti alla più importante liturgia dell'anno a compiere questo importante passo. Tra le tante "chiamate", una ci è parsa particolare per come è nata.

Si tratta di Chou Yong-mei (仇擁梅), autrice di numerosi sceneggiati per il piccolo schermo, che negli ultimi due anni ha lavorato in maniera ininterrotta – da non credente – a una ricerca sulla vita di papa Francesco per la creazione di una lunga serie televisiva che andrà in onda a partire dal prossimo mese.

Yong-mei, oltre ad avere una famiglia ed essere una mamma, ha lavorato in una importante emittente televisiva taiwanese per più di 20 anni, poi è approdata al Kuangchi Program Service (KPS, 光啟社) per lavorare ad una famosa campagna pubblicitaria sui valori della società e della democrazia taiwanese a partire dal gennaio 2014. Dopo averne fatto un prodotto di successo (come suo solito, vista la sua esperienza e il suo talento) le è stato chiesto di iniziare a pensare a un sostanzioso programma su papa Francesco da mettere in onda su un altro canale nazionale.

Come è cominciata questa esperienza? “All'inizio sono stata contattata per stendere una bozza per una serie di video della durata di sette minuti su papa Francesco. Ho cominciato a leggere i suoi messaggi, la sua biografia e ad ascoltare alcuni contenuti. Ho capito subito che non si poteva fare una cosa ridotta, così ho chiesto alla presidente di progettare un programma serio con puntate di mezz'ora ciascuna. I contenuti di papa Francesco erano troppo importanti da presentare nella loro integrità, con esempi vissuti da persone reali nella vita reale”.

Inoltre, aggiunge, “io dovevo informarmi e aggiornarmi, non sono cattolica. Ho deciso di iscrivermi al catechismo per capire come funziona il tutto. Quando ho incontrato le persone reali, in carne e ossa, all'interno della comunità cattolica, ho visto la loro dedizione e la forza della loro fede. Sono stata impressionata dalla quantità e dalla qualità del servizio prestato da molti membri della comunità e da molte istituzioni che non sapevo nemmeno fossero cattoliche".

Poi avete cominciato a registrare le prime puntate? "Sì, ho deciso di filmare il lavoro delle comunità cattoliche, soprattutto per quanto riguarda l'attenzione ai bisognosi o all'impegno di molti fedeli e religiosi 'sconociuti' ai media. Ci siamo concentrati sulle realtà più periferiche, i villaggi e le campagne di Taiwan, quelli che non appaiono in prima pagina. Più andiamo a filmarli, più ci appassioniamo a questo programma. Il regista e l'intera troupe sono molto attenti, hanno una grande pazienza, ci siamo trovati bene dall'inizio."

Qual è stata l'idea guida, il motivo ispiratore? "Dall'inizio, dalla stesura della prima sceneggiatura ho sempre pensato: 'chi mi ricorda questa frase del papa? con quali persone ha a che fare questa sua omelia? O questo suo messaggio? Forse uno studente in difficoltà, oppure una ragazza madre, oppure una coppia di anziani?' E così ho fatto le mie ricerche all'interno delle varie comunità parrocchiali e ho fatto delle scelte precise”.

All'inizio “c'era un messaggio di gioia per le persone emarginate: siamo andati a filmare una comunità di suore che lavorano nella zona aborigena e fanno spettacoli musicali molto coinvolgenti: sono suore che suonano i grandi tamburi sul palcoscenico, tutte piene di energia, abbiamo capito che era la cosa giusta da registare per la televisione e mettere in onda all'inizio della serie. Non abbiamo filmato solo lo spettacolo, abbiamo registrato anche i beneficiari del loro lavoro tra i disagiati. Trovare questa energia tra chi lavora per gli emarginati mi ha colpito molto”.

Allo stesso modo ha colpito “vedere la testimonianza di molti cattolici che camminano insieme per risolvere i problemi reali della vita quotidiana, nel lavoro e in famiglia. Da quel momento il fatto di partecipare al catechismo non è stato solo legato al fine di trovare informazioni, si è trasformato in una ragione di vita. E così durante una trasferta con la troupe ho capito la ragione del programma televisivo e delle lezioni di catechismo: 'voglio offrire le mie energie per il bene della società'. Ho appunto visto questa forza che proveniva dalla scelta di fede e che è alla base della missione, nel mio caso nel mondo dei media”.

Da quel momento “mi sono convinta che dovevo chiedere il battesimo. Io decido subito, e ho capito che i cristiani sanno accompagnare nella vita reale, capiscono le difficoltà della gente. Per questa ragione i contenuti del programma sono rappresentati dal grande lavoro che i cattolici fanno per la società, non solo all'interno della Chiesa. Vogliamo arrivare al pubblico giovane, per questo abbiamo scelto due giovani conduttori che sanno ridere e scherzare in maniera naturale presentando contenuti profondi”.

Quando si sceglieva il cast, infatti, “mi sono concentrata su come sapevano dimostrare gioia interiore ed esteriore. Non mettiamo in onda papa Francesco per venerarlo, così come non riprendiamo fedeli, suore o preti per farne degli eroi, ma presentiamo il lavoro di un'intera comunità sostenuta da grandi ideali per la vita comune, attenta ai problemi di ogni giorno. Mi sembra questo lo spirito di papa Francesco. Anche il titolo ‘Oh my God!’ è stato scelto in questo clima di vicinanza alla realtà usando una frase informale che spesso ripetiamo in diversi contesti: sia quando siamo stufi di qualcosa o sopresi da qualcosa di speciale nella vita ordinaria. Sono certa che chi vedrà il programma (durerà un anno, con puntate settimanali) sarà toccato dai contenuti come ne sono stata toccata io".

Il programma su papa Francesco e Taiwan, appunto intitolato ‘Oh my God!’ e prodotto da KPS, comincerà ad essere trasmesso sul canale Dong Feng (東風, Azio TV) la sera di sabato 16 aprile.

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