07/04/2010, 00.00
CINA
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Pechino licenzia un professore di Legge: ha avuto due figli

Continuano le discriminazioni sociali e le punizioni per coloro che infrangono la pianificazione familiare. E un ateneo della capitale licenzia un docente che ha avuto il secondo bambino. Ma la legge “del figlio unico” continua a minare la crescita economica della Cina.
Pechino (AsiaNews) – Le autorità di Pechino hanno licenziato un professore universitario di Giurisprudenza “colpevole” di aver avuto un secondo figlio, in violazione alla famigerata pianificazione familiare che dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso sta decimando la popolazione cinese. Questo caso riporta l’attenzione sulla “legge del figlio unico”, che il governo aveva dichiarato di voler rivedere.
 
La notizia è stata riportata dal Chinese Human Rights Defender. Secondo il gruppo, il 26 marzo la Facoltà di Scienze politiche della China Youth University ha notificato il licenziamento a Yang Zhizhu, professore associato e ricercatore, che il 21 dicembre del 2009 è divenuto padre per la seconda volta. In quella stessa data, i responsabili dell’ateneo avevano emanato una serie di linee guida per i docenti, prevedendo il licenziamento per chi viola la pianificazione familiare.
 
Yang, tuttavia, non si è arreso e ha iniziato a scrivere articoli contro la decisione. Inoltre ha aperto un blog per protestare contro la legislazione in vigore e le punizioni decise dall’università: queste prevedono un anno di sospensione e tre anni di “immobilità di carriera” per coloro che violano le leggi del governo centrale riguardo alla famiglia.
 
Dalla fine degli anni ’70 la Cina ha applicato la politica “del figlio unico”, proibendo alle coppie di avere più di un figlio (ne possono avere 2 le famiglie contadine se la prima è femmina, oppure le minoranze etniche) e punendo con gravi sanzioni pecuniarie e discriminazioni sul lavoro chi viola il divieto. Le autorità hanno anche molto pubblicizzato e consigliato l’aborto, come mezzo di controllo delle nascite. Per molti anni gli impiegati al controllo della popolazione hanno anche praticato in abbondanza aborti forzati e sterilizzazione.
 
Tuttavia, questa legge sta iniziando a minare dalle fondamenta la crescita economica cinese. Secondo il ministro del Lavoro e quello della Sicurezza sociale, entro il 2030 il 23% della popolazione avrà più di 60 anni. Si tratta di 351 milioni di nuovi pensionati, che andranno a gravare sulle casse dello Stato. Di conseguenza, aumenterà anche la percentuale del numero di cittadini non lavoratori a carico degli altri. Al momento, il rapporto è di 3 lavoratori per 1 pensionato; fra 20 anni, arriverà a 2 per 1.
 
Ma ci sono problemi anche per la manodopera, che in un Paese da 1 miliardo e 300 milioni di abitanti inizia a scarseggiare. Soprattutto nella “cinta d’oro” della provincia del Guangdong e nella ricca Shanghai. Tanto che Xie Lingli, capo della Commissione di Shanghai per la popolazione e la pianificazione familiare, ha chiesto alle famiglie di “fare figli”.
 
Shanghai, maggiore città cinese, ha 3 milioni di residenti registrati sopra i 60 anni, circa il 22% della popolazione, e si prevede che siano il 34% entro il 2020. Per il 2050 il Centro Usa per gli studi strategici e internazionali prevede oltre 438 milioni di cinesi oltre i 60 anni e 100 milioni oltre gli 80. Ora ci sono 1,6 persone in età lavorativa ogni anziano oltre i 60 anni, mentre la proporzione nel 1975 era di 7,7.
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