01/03/2017, 08.52
CINA-ISLAM
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Per la prima volta lo Stato Islamico minaccia Pechino di “far scorrere sangue a fiumi”

di Wang Zhicheng

È la prima volta che uiguri proclamano alleanza con lo Stato islamico. Le immagini diffuse lo stesso giorno in cui Pechino ha radunato 10mila poliziotti a Urumqi in una prova di forza. Fra i 10milioni di uiguri, solo una piccola minoranza milita in gruppi violenti. Le minacce “terroriste” motivano la politica repressiva della Cina sullo Xinjiang.

Pechino (AsiaNews) – Per la prima volta, militanti dello Stato islamico minacciano atti di terrorismo in Cina. In un sito diffuso due giorni fa, alcuni militanti uiguri promettono di ritornare nel loro Paese – lo Xinjiang, la regione occidentale della Cina – e “far scorrere sangue a fiumi”.

Da molti anni la Cina accusa di terrorismo e di separatismo gruppi uiguri responsabili di attentati e ha spesso denunciato possibili rapporti con le frange jihadiste, grazie alle facili vie di comunicazione fra Xinjiang e Afghanistan e Pakistan.

Le possibili minacce terroriste della Cina hanno giustificato la pesante politica militare che Pechino persegue da decenni nella regione, dove gli uiguri sono di fatto discriminati nell’economia e nella politica.

Nel video – analizzato dall’organizzazione Site - un militante uiguro minaccia la Cina poco prima di uccidere un uomo accusato di essere una spia.

“O voi cinesi – dice – che non comprendete ciò che la gente dice! Noi siamo i soldati del Califfato, e verremo a voi per chiarificare a voi [le cose] con la lingua delle nostre armi, versando sangue a fiumi e vendicando gli oppressi”.

Secondo gli esperti, questa è la prima minaccia diretta contro la Cina da parte dello SI ed è la prima volta che militanti di lingua uigura proclamano alleanza con lo SI.

Il video è stato diffuso nello stesso giorno in cui il governo cinese ha organizzato un raduno di massa di 10mila poliziotti a Urumqi, la capitale dello Xinjiang, in una dimostrazione di forza contro ogni “separatismo” e “terrorismo” (v. foto 2 e 3). Da mesi è stato rafforzato il controllo su moschee, mercati, scuole, università ed è stato lanciato un programma di spionaggio in ogni quartiere.

Fra i 10milioni di uiguri presenti nello Xinjiang vi sono frange che combattono per l’indipendenza, ma la maggioranza del gruppo cerca solo maggiore riconoscimento e autonomia. Col motivo di “combattere il terrorismo islamico” Pechino sta procedendo a colonizzare la regione facilitando migrazioni di cinesi di etnia Han e accrescendo la presenza di militari. In più, leggi d’emergenza opprimono la popolazione e la sua religiosità. Gli imam uiguri devono presentare al governo ogni venerdì il testo dei loro sermoni; è proibita l’educazione religiosa dei giovani fino ai 18 anni; scuole islamiche e moschee sono distrutte (a favore dello “sviluppo economico”); nelle scuole ed università gli insegnanti obbligano i giovani a rompere il digiuno del Ramadan. Molti esperti hanno spesso messo in guardia la Cina dal voler risolvere i problemi solo col controllo e la repressione: tutto questo rischia di spingere i giovani alla militanza armata.

Nel video vi sono immagini di ragazzi che imbracciano le armi, e ritraggono poliziotti cinesi in tenuta anti-sommossa mentre controllano moschee e mercati, mentre arrestano uiguri. Un’immagine mostra la bandiera cinese in fiamme.

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