10/10/2007, 00.00
CINA
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Petizione per i diritti umani mentre Pechino di prepara ad un “armonico” Congresso

Oltre 12 mila persone da tutta la Cina hanno inviato una lettera ai leder del Partito per chiedere democrazia e diritto di parola. Forti misure di sicurezza attorno al Comitato centrale frenano ed eliminano “fattori disarmonici” per creare un’atmosfera di “gioia e pace”.

Pechino (AsiaNews) - Più di 12 mila persone hanno firmato e inviato una petizione ai leader del Partito comunista per chiedere più democrazia e rispetto per i diritti umani, mentre la città, sotto uno stretto controllo, si prepara ad ospitare il 17° Congresso del Partito. La lettera è partita da un’idea di 4 attivisti provenienti dall’Heilongjiang , Hubei , Hebei e Henan.  Le 12.150 persone che l’hanno sottoscritta provengono invece da 30 province, in pratica tutta la Cina.

La petizione mette in luce molti dei problemi che attanagliano la popolazione: espropri di terreni agricoli, sfollamenti forzati, disoccupazione, inquinamento; in essa si accusano le personalità del governo di decadimento morale, abuso di potere e disprezzo per la costituzione.

Il fatto curioso è che questi elementi di accusa sono anche quelli che Hu Jintao, segretario del Partito comunista cinese e presidente della repubblica, ha spesso additato come i problemi più gravi che minano “la sopravvivenza del Partito”.

Le lettera chiede ai leader di varare riforme politiche, permettere libertà di espressione e di stampa, eliminare la rieducazione attraverso i lavori forzati (laojiao) e garantire i diritti umani di base, come affermato dalla stessa costituzione cinese.

La lettera è stata inviata perché il governo ha proibito da oltre un anno di manifestare e fare assembramenti per consegnare petizioni ai leader del Partito durante importanti eventi. Nelle scorse settimane ha perfino fatto demolire il cosiddetto villaggio delle petizioni”, una baraccopoli alla periferia della capitale dove migliaia di contadini o operai trovano un tetto nell’attesa di poter presentare le loro lamentele al governo centrale.

Intanto ieri, fra enormi misure di sicurezza, si è aperta presso l’hotel Jingxi l’ultima riunione del Comitato centrale per preparare il 17° Congresso. La zona attorno all’hotel pullula di poliziotti in divisa, guardie in borghese e auto della polizia.

Zhou Yongkang, ministro della Pubblica sicurezza ha diramato un ordine a livello nazionale perché la polizia “non risparmi nessuno sforzo” per garantire la sicurezza di Pechino e creare un’atmosfera “gioiosa e pacifica” per il Congresso. Egli ha chiesto che tutti i “fattori disarmonici” vengano ridotti o eliminati, promettendo premi o promozioni ai poliziotti più attivi.

L’appello alla “armonia” ricalca lo slogan della “società armoniosa” diffuso da  Hu Jintao. Per dre un’immagine di tale armonia, i media cinesi sono invitati da tempo a non riportare notizie “negative” o che possono danneggiare il Paese. L’elenco di temi proibiti comprende notizie di inquinamenti, rivolte, scioperi e questioni di libertà religiosa.

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