04/02/2010, 00.00
SRI LANKA
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Rajapaksa celebra l'Indipendenza, l’opposizione boicotta le manifestazioni

di Melani Manel Perera
Lo scontro politico e le accuse di brogli alle recenti elezioni presidenziali macchiano la ricorrenza. A 62 anni dalla fine del colonialismo britannico mancano libertà di espressione e pari diritti per i cittadini, inclusa la minoranza tamil. AsiaNews ha raccolto le opinioni di leader cattolici, attivisti per i diritti umani e semplici cittadini.
Colombo (AsiaNews) – Pesa ancora l’ombra delle recenti elezioni presidenziali del 26 gennaio scorso, che hanno sancito la conferma di Mahinda Rajapaksa, sulla 62ma Festa nazionale di Indipendenza, che si celebra oggi in Sri Lanka. Il maggior partito di opposizione ha deciso di boicottare le celebrazioni; attivisti per i diritti umani e voci critiche chiedono in cosa consista “l’indipendenza”, se nel Paese mancano “libertà di espressione” e “uguaglianza fra i cittadini”. Sul fronte governativo, intanto, l’evento si trasforma in una nuova occasione per rendere omaggio al presidente, sebbene sulla vittoria di Rajapaksa gravino le accuse di brogli e violenze.
 
L’evento principale legato alla Festa dell’Indipendenza dello Sri Lanka si svolge a Kandy, antica città nel centro del Paese, capitale del regno e sede del tempio dove è custodita la reliquia del sacro dente (Sri Dalada Maligawa) di Buddha. Tutte le confessioni religiose hanno organizzato degli eventi; i cristiani si riuniscono nelle varie cattedrali sparse per l’isola.
 
Il presidente Mahinda Rajapaksa ha sollevato la bandiera nazionale e ha fatto osservare due minuti di silenzio, per onorare la memoria dei soldati morti per "la libertà e l’unità del Paese". Rivolgendosi alla nazione, il capo di Stato si è detto “felice e orgoglioso” di rappresentare il suo popolo e “userò il mandato per ridare alla gente quanto ha perduto in 30 anni di guerra”. Egli ha anche aggiunto l’intenzione di trasformare lo Sri Lanka in una “nazione industrializzata” e “crocevia economico e di sviluppo” della regione.
 
Tuttavia i membri dello United National Party (Unp), principale schieramento dell’opposizione, hanno boicottato i festeggiamenti. Essi protestano contro l’assalto dell’esercito governativo all’hotel in cui erano ospitati il generale Sarath Fonseka e i suoi collaboratori, nelle ore successive alla pubblicazione dei risultati delle urne.
 
AsiaNews ha raccolto una serie di opinioni di leader cristiani, attivisti e semplici cittadini in merito alla festa e al vero significato che è racchiuso nella parola “indipendenza”, conquistata 62 anni fa dopo la partenza dei coloni britannici. Il venerabile Madampagama Assagi Thero, segretario esecutivo della Fondazione per il dialogo interreligioso, la definisce una “consuetudine” mentre va “ripensato il vero significato della parola ‘indipendenza’… [che deve garantire] libertà politica, economica, culturale e di espressione”.
 
P. Reid Shelton Fernando, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani, si chiede se esista “una vera indipendenza”, che deve garantire “uguaglianza di trattamento per tutti”. In realtà vi sono attacchi violenti verso chi si oppone e questo non è indice di “vera democrazia” e di “vera libertà nella vita di tutti i giorni”. Brito Fernando, attivista per i diritti umani di Platform for Freedom (PfF), aggiunge che “tutti hanno testimoniato durante la campagna elettorale come il governo utilizzi il potere in modo sbagliato, sporco, ingiusto… vergognoso”. E chiosa: “queste elezioni non sono state democratiche, ma totalmente corrotte”.
 
Un professore dell’università di Jaffna, ex roccaforte delle Tigri tamil nel nord del Paese, bolla la festa come un “rituale” e ricorda la condizione degli sfollati di guerra, dello tsunami, senza terra e in estrema povertà. A questi si aggiunge il milione di persone all’estero, altri 10mila nei campi profughi in India, centinaia di migliaia di persone che vivono sotto minacce di morte o vittime di violenze, oltre ai giornalisti uccisi e gli omicidi rimasti impuniti.
 
W. Gobitha, tamil che vive a Colombo e impegnata nel sociale, ricorda come lo Sri Lanka era ricordato – un tempo – per le sue “bellezze naturali e la condivisione fra culture diverse”. La donna aggiunge che l’uso massiccio di bombe “ha messo fine alla guerra”, ma le recenti elezioni presidenziali hanno sottolineato “i segni profondi impressi nei cuori della popolazione tamil”. “Finché i leader della nazione – spiega – non capiranno che vanno rispettati i diritti di tutti i cittadini, non vi sarà mai una vera pace nel Paese”.
 
Tissa Attanayake, leader dell’opposizione, conferma che “l’Unp ha deciso di boicottare il giorno dell’indipendenza come forma di protesta contro il governo”. S.G. Punchihewa, avvocato, sente solo “belle parole e slogan”, ma non vi sono analisi profonde sul valore della ricorrenza e parla di clima di festa sfruttato per la “propaganda politica”, sebbene serva solo a celare il clima di malcontento.
 
Le sole voci fuori dal coro provengono dai venditori ambulanti delle strade della capitale, felici di festeggiare “perché il presidente Rajapaksa ha salvato la nostra amata patria dalle Tigri tamil” e ora è possibile “muoversi in tutta libertà”. Adesso, aggiungono, gli affari fioriscono, dopo aver speso anni “sotto la minaccia di bombe e combattimenti” in ogni angolo del Paese. I commercianti non si interessano di “politica o diritti umani… se abbiao la libertà di mangiare e dormire in pace, abbiamo tutto quello che ci serve”.
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