06/03/2010, 00.00
CINA
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Riprende la produzione la fabbrica dello Shaanxi che avvelena terreno e bambini

Gli scarichi di una fonderia hanno inquinato il terreno e fatto ammalare circa 600 bambini. Dopo le proteste, ad agosto l’impianto ha chiuso. Ma ora ha riaperto, mentre a Pechino il premier Wen assicura massimo impegno contro l’inquinamento.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Ha ripreso la produzione, nonostante la forte opposizione di chi vive nella zona, la fonderia Dongling Lead and Zinc Smelting Plant dello Shaanxi, i cui scarichi hanno avvelenato il terreno e fatto ammalare oltre 600 bambini. La fabbrica è stata riaperta da 10 giorni, ma la notizia si è avuta solo ieri.

L’impianto si era fermato ad agosto, dopo che centinaia di genitori infuriati e preoccupati per la salute dei figli, abitanti nei villaggi di Madaokou, Gaozuitou e Sunjianantou (contea Fengxiang), lo hanno assalito, provocando danni. La polizia in tenuta antisommossa è intervenuta e si è scontrata con i dimostranti, con decine di contusi e auto distrutte.

Proprio ieri il premier Wen Jiabao, nel discorso di apertura dell’annuale sessione dell’Assemblea nazionale del popolo, ha promesso interventi decisi contro le fabbriche inquinanti, sia per i danni che provocano, sia in quanto causa di proteste sociali. Ogni anno ci sono nel Paese decine di migliaia di proteste di massa anche per il diffuso inquinamento di fabbriche consentito da autorità compiacenti.   Ma Yang Tagu, abitante a Sunjianantou, spiega al quotidiano South China Morning Post che il governo locale ha voluto ignorare il grave problema. Egli lamenta che le analisi delle autorità affermano che l’inquinamento è a livello sopportabile, ma che i loro dati sono ben differenti e che ora mancano persino di che vivere, dato che non possono coltivare la terra inquinata e non ci sono altri lavori nella zona. Nemmeno possono permettersi di prendere casa altrove.

Il governo locale ha dato loro, a febbraio, 260 yuan ciascuno (circa 28 euro) quale sussidio speciale e Yang pensa che “loro vogliono farci rimanere in silenzio, quando a febbraio la fabbrica ha ripreso la produzione”. Le autorità locali non rispondono alle loro richieste.

Alcuni residenti si sono anche rivolti al tribunale per fare causa alla ditta, per i danni causati ai figli. Ma la corte ha risposto che non ci sono “prove evidenti” per fare il processo.

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