01/06/2017, 08.38
RUSSIA
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Russia: è tempo di essere Europa

di Vladimir Rozanskij

La Russia odierna vacilla tra nazionalismo e crisi. Le prospettive per gli anni futuri e il destino del putinismo. I liberali russi rialzano la testa, e propongono una nuova Santa Alleanza con i Paesi europei e con l’America: si salva la missione storica della Russia, la civiltà europea, l’accoglienza di migranti da Africa e Asia. L’analisi dell’economista Vladislav Inozemtsev.

Mosca (AsiaNews) - Negli ultimi tempi la Russia sembra essere attraversata da venti d’incertezza e confusione. E ciò, nonostante l’apparente fermezza della politica del presidente Putin, e la taumaturgica visita delle reliquie di s. Nicola di Bari a Mosca e San Pietroburgo. Immagine emblematica di questa ambigua condizione è stata la giornata del 29 maggio, quando un vero e proprio tornado ha sconvolto le vie della capitale, lasciando sul campo 11 morti e molte decine di feriti. Ebbene, la folla che si assiepava nella coda chilometrica per rendere omaggio alle reliquie del santo non si è dispersa, aggrappandosi alle recinzioni e sostenendosi reciprocamente. Le persone più robuste abbracciavano quelle più esili, per paura che l’uragano se le portasse via.

La continua tensione con l’Ucraina, gli esiti incerti delle operazioni belliche in Siria, il rapporto altalenante e fonte di continui scandali con l’America di Trump, ma anche le proteste dei giovani contro la corruzione del governo e le minacce terroristiche che continuano dopo il terribile attentato di San Pietroburgo dello scorso 3 aprile: i motivi interni ed esterni per preoccuparsi non mancano alla Russia. In vista delle elezioni politiche del 2018, che daranno a Putin il quarto mandato da presidente (più l’intermezzo da premier) in 20 anni, il Paese sente il bisogno di ritrovare, e forse ridiscutere, i motivi della stabilità e del relativo benessere assicurato dalle politiche nazionaliste degli anni Duemila.

Ma è proprio lo spirito di compattezza e orgoglio nazionale a essere entrato in crisi negli ultimi mesi, a tre anni dalla trionfale annessione della Crimea che aveva consacrato Putin come uno dei grandi vincitori della storia russa, sullo stesso piedistallo di Stalin (vincitore sui nazisti), Alessandro I (che cacciò Napoleone) e Ivan il terribile (che sconfisse i mongoli). Le opposizioni liberali, ridotte al lumicino dal dominio del nuovo zar, sembrano oggi riacquistare un po’ di credibilità e di voce in capitolo. Ai liberali sono state addebitate tutte le colpe della fragilità russa nel post-comunismo: l’asservimento all’Occidente immorale e degradato; la fine del socialismo che aprì le porte agli “oligarchi” predatori; la frammentazione politica che impediva la stabilità dei governi e metteva a rischio la sicurezza dei cittadini; ecc. Oggi le proposte dei liberali possono forse trovare maggiore ascolto tra la popolazione.

Un esempio di questo rinnovato slancio riformista e modernizzatore è l’opinione di uno dei più autorevoli commentatori del campo democratico, Vladislav Inozemtsev, intervenuto lo scorso 30 maggio con un importante editoriale su RBK, uno dei mezzi d’informazione più diffusi e credibili del paese, dal titolo Eredi dell’Europa: come guarire i russi dalla nostalgia dell’impero. Secondo l’economista e direttore del Centro di ricerche sulla società post-industriale, entro il 2024 (termine del successivo mandato di Putin) la società russa si troverà al limite delle possibilità di un’economia già oggi ampiamente in crisi, facendo aumentare nei prossimi anni lo scontento e la stanchezza della popolazione nei confronti dei suoi governanti e dell’ideologia dominante, per cui “bisogna cominciare a parlarne oggi”.

Gli elettori russi sono stati finora “ipnotizzati” dalla propaganda delle nostalgie post-sovietiche da grande potenza, dall’apologia della guerra e dell’espansione territoriale, dall’esaltazione del passato prossimo e anteriore e dal disprezzo del futuro. Per liberare i russi dall’incantesimo, secondo Inozemtsev, i liberali devono smettere di credersi degli eroi dissidenti, in cerca dell’approvazione occidentale come partigiani della civiltà, e cercare argomenti convincenti per essere nuovamente ascoltati dalla popolazione.

La missione storica della Russia e l’Europa

Un primo argomento riguarda la missione storica della Russia, tematica perenne della coscienza del popolo “eurasiatico”, indeciso tra Oriente e Occidente. Invece di continuare a difendere le proprie sterminate frontiere dai nemici di ogni parte, e in particolare dall’eterno nemico americano (l’Occidente), la Russia dovrebbe credere in un mondo eurocentrico, in cui Russia e America non sono i vincitori dell’Europa, ma i suoi giovani e potenti eredi. È l’idea di una “alleanza settentrionale” del mondo, che ci salverebbe anche dalla polarizzazione estrema tra Cina e America, il cosiddetto potere Chimeric (China+America). In effetti, pur occupando (con soltanto 50 milioni su 150 di tutta la sua popolazione) un terzo delle terre asiatiche, la Russia rimane un popolo europeo di sangue e di cultura, anche con l’innesto genetico dei tatari che l’hanno dominata per due secoli (ma anche i tatari del resto, sono un mix di turchi e mongoli).

Sempre secondo Inozemtsev, si potrebbe ricorrere pure a un secondo argomento, ancora più profondo e decisivo per la parte più conservatrice della popolazione, quella che fa riferimento soprattutto alla Chiesa Ortodossa e che si richiama alla “rinascita religiosa” del Paese come prova della superiorità della Russia nel mondo. L’unione della Russia con l’Europa sarebbe la mossa decisiva anche dal punto di vista del salvataggio della stessa civiltà europea e delle sue radici cristiane, offuscate dalla secolarizzazione dei paesi dell’Europa occidentale: solo una grande alleanza tra ortodossi, cattolici e protestanti riporterebbe il continente cristiano alle sue grandi tradizioni e all’esaltazione dei suoi valori morali più profondi. Si tratta, in effetti, anche dell’opinione dello stesso Patriarca di Mosca e di molti rappresentanti del mondo cattolico, a partire dai papi passati ed emeriti e anche dal regnante papa Francesco.

Non solo i valori morali, ma anche la stessa popolazione europea sarebbe salvata dall’abbraccio con i suoi membri più orientali: questo riequilibrerebbe anche le percentuali di immigrati, favorendo una grande integrazione capace di accogliere anche coloro che provengono dal Medio Oriente, dall’Asia e dall’Africa, che oggi si sentono particolarmente emarginati. Altri argomenti riguardano le questioni geopolitiche di espansione territoriale, di controllo sui territori più a rischio del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, e anche dell’economia, che avrebbe tutto da guadagnare dalla creazione di un mercato veramente pan-europeo da 700 milioni e oltre di persone. Se ne può parlare, dicono i liberali russi; sarebbe ora che anche gli europei uscissero dalle loro divisioni e diffidenze. In fondo, la parte europea della Russia copre quasi la metà dell’intero continente: non c’è Europa senza la Russia.

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