25/05/2011, 00.00
VIETNAM
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Sacerdote vietnamita: dottrina sociale della Chiesa, per promuovere carità e giustizia

di J.B. Vu
I cattolici denunciano la mancanza di fiducia reciproca e rapporti poco profondi. Ai problemi “interni” si sommano le restrizioni alla libertà religiosa. Per questo servono “buoni pastori” che promuovano la “comunione” fra fedeli. Imparare dagli esempi positivi, come Giovanni Paolo II e il card Nguyen Van Thuan.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – In un periodo di forti pressioni e difficoltà “interne ed esterne” vissute dalla Chiesa in Vietnam, i fedeli chiedono la guida di “buoni pastori” che sappiano rafforzare la fiducia fra le persone, promuovere i valori di “carità e giustizia” e difendere il diritto alla libertà religiosa. È il risultato di un’inchiesta, in cui sono stati interpellati una settantina di parrocchiani della ex Saigon. I cattolici vietnamiti denunciano la mancanza di comunione fra fedeli e una certa “confusione” o “approssimazione” nello svolgimento della pastorale e delle relazioni sociali.
 
Da un sondaggio svolto il 21 maggio scorso in alcune parrocchie di Ho Chi Minh City è emerso che i cattolici mantengono rapporti “grossolani” fra loro, che vanno rafforzati attraverso la guida di “buoni pastori”. Mancano rispetto e fiducia, affermano gli interpellati, e ciascuno mantiene un “meccanismo di auto-protezione” perché manca “fiducia reciproca”. Le difficoltà e le pressioni esercitate “dall’esterno”, le norme rigide in materia di culto imposte dal governo comunista contribuiscono a inasprire le difficoltà.
 
Interpellato da AsiaNews p. Vincent Pham Trung Than, superiore provinciale dei Redentoristi vietnamiti, sottolinea l’importanza “della comunione fra i fedeli”. Il sacerdote invita i pastori a “diffondere gli insegnamenti sociali della Chiesa cattolica”, come il Compendio della dottrina sociale. Egli aggiunge che vanno rafforzate la consapevolezza della dignità umana, la salvezza in Dio, i valori di giustizia e carità per tutti.
 
P. Vincent ricorda anche l’annosa questione dei terreni di proprietà dei cattolici e dei beni della Chiesa. Questi problemi, spiega, causano corruzione, ingiustizia sociale, e soprusi. Egli invita le autorità a rivedere le leggi sulle terre, per rispondere alle aspettative della gente; al contempo il governo deve restituire le proprietà appartenenti alla Chiesa o chiarirne i termini di concessione e usufrutto. Il sacerdote redentorista denuncia inoltre il perpetrarsi di una serie di ingiustizie verso una parte della popolazione, soprattutto i cristiani che devono subire violenze “fisiche e mentali”. Per questo bisogna pregare e seguire la Parola di Dio, portare aiuto e sollievo a quanti soffrono e sono vittime di persecuzioni. L’opera dei Redentoristi, aggiunge, si rivolge in particolare ai poveri, disabili e migranti.
 
Egli ricorda infine il lavoro della Chiesa prima del 1975, anno in cui il Vietnam del Nord sconfigge il governo sud-vietnamita vicino agli americani e procede alla riunificazione del Paese, sotto l’ombrello di un regime comunista. In passato le religioni contribuivano nei settori dell’istruzione, nella sanità pubblica, nel sociale. Dopo il 1975 li governo ha impedito alla Chiesa attività in questi settori, causando di fatto sofferenze e ingiustizie per gran parte della popolazione.
 
“Come Chiesa vietnamita – conclude p. Vincent – dobbiamo guardare agli esempi positivi, rappresentati dal Santo Padre Giovanni Paolo II e dal cardinale FrançoisXavier Nguyen Van Thuan”. Di lui papa Wojtyla disse: “Una vita spesa nell’adesione coerente ed eroica alla propria vocazione”.
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