19/07/2006, 00.00
LIBANO – ISRAELE – VATICANO
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Siniora ha chiesto al card. Sodano di premere per il cessate il fuoco

Gli stranieri fuggono da Beirut e dalle località di villeggiatura, dove trovano rifugio i profughi libanesi. Il nunzio in Israele ha espresso la grnde preoccupazione di Benedetto XVI. A Washington il patriarca Sfeir ha chiesto a Condoleezza Rice di imporre il cessate il fuoco.

Beirut (AsiaNews) – Un cessate il fuoco continua ad essere l'esigenza prioritaria del governo libanese che ha chiesto anche l'aiuto della Santa Sede. L'ufficio stampa del primo ministro Fouad Siniora ha dato infatti notizia di una "lunga comunicazione telefonica" del premier con il segretario di Stato vaticano, il cardinale Angelo Sodano. Siniora, riferisce il suo ufficio stampa, ha chiesto l'intervento immediato della Santa Sede per spingere le parti ad annunciare il cessato il fuoco. Dal canto suo il cardinale ha espresso l'interesse particolare del Papa nei riguardi del Libano e la sua preoccupazione di fronte all'aggravarsi della situazione, che potrà avere, come ha detto ultimamente, "delle ripercussioni internazionali". Il primo ministro ha ringraziato il Papa per il suo sentimento nobile nei riguardi del Libano.

Non sembra cambiare, intanto, la situazione sul terreno, tra bombardamenti, lanci di razzi e decine di migliaia di stranieri che fuggono dal Libano, lasciando vuoti alberghi in località di villeggiatura, che vengono occupati dai libanesi che tentano di allontanarsi dalle zone più direttamente sotto attacco come la parte sud di Beirut e la zona meridionale del Paese. In località come Beit Mery e Broummana, che ospitavano migliaia di turisti, automobili nuove che vanno via dai moderni alberghi si intersecano con furgoni e addirittura carretti che arrivano portando folle di profughi.

Negli Stati Uniti dove si trovava per una visita pastorale ai maroniti, il patriarca Nasrallah Sfeir ha incontrato a Washington il segretario di Stato Condoleezza Rice. Fonti vicine al patriarca hanno riferito della commozione e della preoccupazione espresse dal card. Sfeir alla Rice e della richiesta del patriarca di imporre un cessato il fuoco, con il disarmo di tutte le milizie che non fanno parte dell'esercito libanese. Che sembra essere divenuto uno degli obiettivi dell'attacco israeliano. Ieri, nel solo bombardamento della caserma di Jamhour (vicino al palazzo presidenziale) l'esercito ha pagato un prezzo altissimo con la morte di 11 soldati e 4 ufficiali. Il ministro della difesa Elias El Murr ha lanciato un forte appello ai "costruttori di pace", ha ripetuto la sua condanna contro Israele che ha colpito l'esercito nazionale, che non ha alcuna colpa ed ha promesso di difendere ogni soldato, "perché l'esercito libanese e l'esercito di tutto il Libano".

Da Israele, intanto, il Jerusalem Post riferisce che il nunzio mons. Antonio Franco ha riferito di aver chiesto ad Israele e ad Hezbollah di porre immediatamente fine alle violenze ed aprire dei negoziati. "Il Papa – ha detto nel corso di un incontro con 30 insegnanti cattolici statunitensi, nella parrocchia del Monte degli Ulivi – è molto preoccupato per le violenze di entrambe le parti". "L'uso della violenza nell'attuale situazione – ha aggiunto – può essere compreso, ma la ragione deve prevalere".

Il diplomatico vaticano ha anche detto di essersi mosso per ottenere da Hamas la liberazione del caporale Gilad Shalit, rapito a Gaza. "Ma da Hamas non abbiamo avuto alcuna risposta".

(ha collaborato Yousef Hourani)

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