18/07/2011, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka: gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta l’Asia

di Melani Manel Perera
Salari mensili inferiori alle 20.700 rupie (circa 190 dollari) per un junior lecturer (assistente) e 57mila rupie (circa 520 dollari) per un senior professor (professore ordinario). Il governo investe nell’educazione solo il 2,6%, di cui appena lo 0,26% in quella superiore: una percentuale inferiore anche a quella dell’Etiopia, che è di 4,5%. Intanto, i pescatori sono tra le prime vittime della corsa allo sviluppo.
Colombo (AsiaNews) – I professori universitari dello Sri Lanka sono tra i meno pagati di tutta l’Asia, con salari mensili inferiori alle 20.700 rupie (circa 190 dollari) per un junior lecturer e 57mila rupie (circa 520 dollari) per i senior professor. Per questo il Congresso delle religioni ha lanciato un appello affinché “il presidente Rajapaksa, il ministero dell’Istruzione, il governo e i professori trovino una soluzione giusta e pacifica alla questione”. Inoltre, il Congresso è preoccupato anche per le “interferenze” del governo negli affari universitari e per questo ha ricordato che “se le università perderanno la loro autonomia, cesseranno di essere veri centri di sapere”.

Il governo avrebbe proposto un incremento del salario per i senior professor fino a 115mila rupie (circa 1.000 dollari) al mese: aumento approvato dalla Federation of University Teachers’ Association (Futa), che ha si è detta disposta a revocare la manifestazione in programma il prossimo 19 luglio se si rivedranno anche gli stipendi dei junior academic.

Secondo il monaco buddista Dambara Amila Thero, in Sri Lanka i problemi che affliggono l’istruzione superiore e universitaria sono legati alla scarsa attenzione del governo: “Solo il 2,6% del budget è investito nell’educazione, di cui lo 0,32% in quella superiore: una percentuale nettamente inferiore a quella dell’Etiopia, che si attesta al 4,5%”. Per il monaco, “se si riuscisse a frenare la corruzione, molti più fondi sarebbero messi a disposizione dell’istruzione”.

Intanto, nella corsa allo sviluppo promossa dal presidente Mahinda Rajapaksa, i pescatori sono vittime di una promozione del turismo poco attenta all’impatto sulle loro vite e sull’ecosistema.

Lo scorso 16 luglio 35 pescatori artigianali (Small Scale fishers) singalesi e tamil, del distretto di Trincomalee (provincia orientale), hanno partecipato a un incontro dove si è chiesto l’attuazione del Fisheries management act n.6, per contrastare l’impatto distruttivo delle tecniche di alcuni operatori “illegali”. Questi “usando dinamite e lampare riescono a prendere grandi quantità di pesci”, spiega Priyantha Kumara, un piccolo pescatore – rispetto a noi che invece utilizziamo solo le nostre canoe”.

Herman Kumara, presidente della National Fisheries Solidarity Movement (Nafso), sottolinea che l’uso di queste tecniche non solo riduce le possibilità di pesca delle piccole comunità, ma anche quelle di vendita: “I pescatori artigianali non possono competere contro questi altri operatori, che piazzano sul mercato ingenti quantità di pesce, facendo crollare i prezzi in maniera drastica”.
 
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