04/10/2006, 00.00
TURCHIA
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Tante stranezze per un dirottamento

Resta confusa la vicenda dell'aereo turco. Contraddizioni sul numero dei dirottatori, un coltello e le motivazioni del gesto.

Ankara (AsiaNews) – Non voleva protestare contro la visita di Benedetto XVI in Turchia Hasan Hekinci, l'uomo che ieri ha dirottato su Brindisi un aereo delle linee aeree turche ed è stato arrestato dalla polizia italiana. La precisazione è di un membro del governo di Ankara, il ministro dei trasporti Binali Yildirim, secondo il quale il dirottatore stava cercando di sfuggire al servizio militare, chiedendo asilo politico all'Italia, dopo averlo domandato, invano, all'Albania.

Mentre i 105 passeggeri del volo 1476 della Turkish Airlines sono giunti stamattina ad Istanbul, meta originale del loro viaggio, l'intera vicenda continua ad avere contorni decisamente confusi.

In primo luogo non si sa esattamente se Hekinci ha agito da solo o, come pure si è detto, aveva un complice che, al momento della resa del dirottatore, si sarebbe confuso con gli altri passeggeri. Oggi, alcuni testimoni sostengono che tre passeggeri sembravano "conoscere" il dirottatore, ma il ministro italiano degli Interni, Giuliano Amato, nega che Hekinci avesse complici. Perplessità suscita poi la meccanica del dirottamento, che sarebbe avvenuto sotto minaccia di un coltello, che però non è stato trovato né sull'aereo, né sulle persone che erano a bordo.

Quantomeno strana è poi l'informazione che viene data sul fatto. A dirottamento in corso, Al Jazeera sostiene che i dirottatori sono due e che la loro è una protesta contro la visita papale. Di due dirottatori e del coltello parla anche il deputato albanese Sabri Abazi, che è a bordo. Sempre ad azione in corso, il governatore di Istanbul, Muammer Guler, afferma che il dirottatore è un convertito al cristianesimo ed è un militare che non è rientrato in caserma dopo un permesso di un giorno. Poco dopo qualcuno scopre che Hekinci è un obiettore di coscienza, che vuole consegnare una lettera al Papa non per protestare, ma per chiedere aiuto.

Oggi gli obiettori di coscienza turchi (non riconosciuti dalla legislazione nazionale, che anzi li punisce con la galera fino a cinque anni) prendono le distanze da Ekinci. "Servirsi dell'obiezione di coscienza come strumento di violenza è inaccettabile", scrive sul loro sito uno dei capifila del movimento, Ugur Yorulmaz. Sullo stesso sito però, fino a qualche settimana fa, compariva un messaggio del dirottatore che chiedeva solidarietà. Oggi Yorulmaz dice che è stato tolto perché i comportamenti di Ekinci "mostravano squilibrio".

 

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