16/08/2018, 12.49
IRAN
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Teheran, le sanzioni Usa affossano l’economia: a rischio 500mila posti nel settore auto

Aumenta in modo proibitivo il prezzo dei generi alimentari. Cresce anche il costo degli immobili. Sempre più cittadini a rischio sopravvivenza. In fuga grandi marchi automobilistici come Peugeot, Mazda, Citroen e Hyundai. 

 

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - La crisi monetaria in atto in Iran innescata dalla decisione del presidente Usa Donald Trump di cancellare l’accordo nucleare del 2015 (il Jcpoa) e introdurre le più dure sanzioni della storia, provocherà ripercussioni pesantissime sull’occupazione. Solo nel settore automobilistico sono a rischio oltre 450mila lavoratori, che potrebbero perdere il proprio impiego nelle prossime settimane. Al contempo, l’aumento dei prezzi di alloggi e alimenti rende sempre più difficile la sopravvivenza per la maggior parte dei cittadini della Repubblica islamica 

Nei giorni scorsi è entrato in vigore il primo blocco delle sanzioni contro Teheran voluto dalla Casa Bianca. Il secondo blocco è previsto per il prossimo 5 novembre, quanto nel mirino finiranno petrolio e idrocarburi, una delle principali fonti di reddito per Teheran.

Il ministro iraniano degli Esteri ha affermato che la politica Usa non fermerà il greggio (e l’economia) del Paese; tuttavia i primi effetti cominciano a farsi sentire sulla popolazione. 

Molti iraniani di basso reddito hanno perso ulteriore potere di acquisto nell’ultimo periodo e il caro-vita si fa sempre più insistente. Le importazioni sono sempre più costose e il prezzo di beni essenziali cresce in modo proibitivo. L’emergenza riguarda anche diversi settori industriali, che faticano a reperire le materie prime. 

Il 14 agosto il prezzo del pollame ha toccato quota 110.000 rial al chilo (pari a 2,6 dollari). Il riso è aumentato fino a toccare quota 600.000 rials al chilo (quasi 15 dollari), con un prezzo che è più del doppio superiore ai valori massimi fissati dal governo. Il prezzo di un pacchetto contenente 30 uova varia da 136.000 fino a 210.000. 

Altre fonti indipendenti parlano di una crescita del 18% dei prodotti di uso comune e del 64% per quanto concerne la frutta fresca. Questo solo la scorsa settimana. Nello stesso periodo il costo di tè e zucchero è lievitato del 19%. Gli aumenti hanno raggiunto, in media, una quota del 19% come ricorda il Centro iraniano di statistica (ente governativo). 

Per quanto riguarda il mercato immobiliare, il costo delle case in alcune aree di Teheran ha registrato aumenti variabili fra il 40 e il 60%. Fra le cause, avvertono gli esperti, la fuga dei capitali - per chi ne ha la possibilità - verso paradisi fiscali. Nel frattempo è schizzato anche il costo delle medicine e sempre più persone sono costrette a rinunciare alle cure, anche se il medicinale è presente sui banchi delle farmacie.

Se i prezzi aumentano, i salari sono congelati da tempo e i lavoratori percepiscono in media 10 milioni di rials (circa 100 dollari sul mercato attuale, un anno fa il valore era di 250 dollari). E all’orizzonte non vi sono prospettive di crescita, anzi: le previsioni parlano di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio. 

Nel settore automobilistico le previsioni parlano di un crollo dell’80% nel volume di affari complessivo. Circa 14mila gli operai hanno già perso il lavoro e la produzione è calata del 50% anche in seguito alla fuga di marchi come Peugeot, Mazda, Citroen e Hyundai. Entro la fine di settembre i produttori di componenti per le vetture potrebbero non essere in grado di ottemperare agli ordini se il governo non riuscirà a contenere la crescita del dollaro.

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