08/01/2013, 00.00
IRAN
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Teheran non riesce a vendere il suo petrolio, in nove mesi -40%

Il dato, fornito in parlamento dal Ministro del petrolio è conseguenza delle sanzioni e rende evidenti gli effetti della crisi economica che sta colpendo il Paese. Malgrado interventi governativi, la valuta nazionale ha perso quasi l'80% del suo valore rispetto al dollaro.

Teheran (AsiaNews) - Le vendite di petrolio iraniano sono in calo del 40% e l'utile è sceso del 45% negli ultimi nove mesi: a rivelarlo è stata una relazione al parlamento del ministro del petrolio, Rostam Qasemi, secondo quanto ha riferito il deputato Gholam Reza Kateb alla semiufficiale ISNA.

Quarto Paese produttore di petrolio del mondo, l'Iran ha sempre avuto problemi con la raffinazione dell'oro nero, tanto da essere un importatore di benzina. Che per motivi politici il regime degli ayatollah vende a prezzi popolari, ma che scarseggia. Ora appare che anche l'esportazione del petrolio, fondamentale per l'economia iraniana, non va bene, verosimilmente a causa delle sanzioni imposte a Teheran dai Paesi occidentali a causa del programma nucleare.

Rientra in questo quadro la decisione della National Iranian Petrochemical Company (NIPC), resa nota oggi dalla statale PressTv, di investire 3,6 miliardi di dollari per la realizzazione di 11 progetti nel settore petrolchimico. Il vicedirettore della NIPC, Abdolhossein Bayat, Bayat ha dichiarato che dei 70 progetti petrolchimici del Quinto piano quinquennale di sviluppo economico (2010-2015), "17, del valore di 6 miliardi di dollari in investimenti stranieri, sono stati introdotti , fino ad ora, per il National Development Fund (NDF)."

Il ministro del petrolio aveva sostenuto, nelle settimane scorse, che il Paese sarebbe riuscito a bypassare le sanzioni sull'esportazione. Affermazione che gli ultimi dati sembrano contraddire. Effetto della crisi è anche la perdita di valore della moneta nazionale, il rial, nei confronti del dollaro. Malgrado alcune iniziative prese dal governo, la perdita reale sarebbe vicina all'80%.

E' segno della crisi anche la decisione, comunicata dal ministro, della sospensione della fornitura di carburante ad alcune compagnie aeree, per fatture non pagate.

 

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