06/06/2012, 00.00
CINA
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Tiananmen, piccoli spiragli per una riabilitazione del movimento democratico

Analisti e osservatori politici del mondo cinese sottolineano il dibattito in corso nel governo e nella leadership riguardo al massacro del 4 giugno. Pechino ha sempre definito le proteste pro-democrazia e anti-corruzione “una sommossa anti-rivoluzionaria”, ma questa visione potrebbe cambiare con la Quinta generazione di dirigenti che prenderà il potere a ottobre. Altri, però, ritengono questa speranza “troppo ottimistica, almeno sul breve periodo”.

Pechino (AsiaNews) - Anche se il 23esimo anniversario della strage di piazza Tiananmen è stato celebrato in Cina come al solito fra censura e arresti, alcuni analisti ritengono che sia in corso un leggero ripensamento sulla repressione del movimento pro-democrazia e anti-corruzione, che il governo cinese ha sempre definito "una sommossa anti-rivoluzionaria". Il motivo principale di questo ripensamento è collegato al Congresso del Partito previsto a ottobre, quando la leadership attuale lascerà il posto alla Quinta generazione.

Gli osservatori del panorama politico cinese ritengono il vice presidente Xi Jinping, che con ogni probabilità sarà il prossimo leader supremo, un "moderato" che potrebbe cambiare il verdetto sul movimento democratico "una volta che avrà stretto la sua morsa sul potere". Anche l'attuale premier Wen Jiabao è visto come un riformista, che in passato avrebbe spinto per riabilitare le vittime del 4 giugno. Secondo l'economista liberale Mao Yushi e Wang Juntao - ex leader del movimento studentesco - "l'opposizione dura a questa rilettura si sta diluendo con il tempo".

Dai Qing, giornalista e scrittore, sottolinea il "crescente numero di leader comunisti in pensione che stanno cercando di ripulire la propria immagine e il proprio ruolo nella soppressione della protesta del 1989". Oltre alle memorie di Zhao Ziyang - all'epoca segretario generale del Partito, condannato ai domiciliari fino alla morte proprio per essersi opposto all'uso della forza in piazza Tiananmen - sono apparse negli ultimi anni le memorie dell'ex premier Li Peng e la versione dell'evento vista da Chen Xitong, ex sindaco di Pechino [v. http://www.asianews.it/notizie-it/Chen-Xitong:-Il-massacro-di-Tiananmen-poteva-essere-evitato-24877.html].

La pubblicazione delle memorie di Li è stata bloccata all'ultimo momento per le pressioni del governo centrale, ma alcuni stralci dipingono il "macellaio" come un "mero esecutore degli ordini". Stessa linea difensiva per Chen, che oggi sostiene: "Gli studenti hanno pagato per le lotte interne al Partito, ma la loro morte poteva essere evitata. Io sono stato costretto a eseguire gli ordini".

Dai, che lo ha intervistato, spiega: "Dopo la morte di Deng Xiaoping e degli altri anziani del Pcc che sono stati coinvolti nella strage, sono sempre meno i dirigenti comunisti che ritengono giusto aver usato la forza contro il proprio popolo. Io credo che la leadership stia arrivando a una sorta di visione comune, secondo cui la tragedia è avvenuta per colpa di una congiuntura storica. Prima o poi il verdetto sarà riaperto e rivisto".

Per la prima volta, quest'anno anche nella Cina continentale si sono svolte delle piccole manifestazioni in memoria delle vittime. Le autorità le hanno immediatamente represse, ordinando l'arresto degli organizzatori, ma sembra che questi siano stati rilasciati quasi subito. A Hong Kong, la consueta veglia per i martiri di Tiananmen ha radunato circa 180mila persone, di cui molti provenienti dal continente.

Yao Jianfu, ex dirigente comunista, non condivide però questo ottimismo: "La legittimità delle generazioni che si sono susseguite al potere in Cina, da Jiang Zemin a Hu Jintao, è collegata al 4 giugno [l'attuale presidente cinese, all'epoca segretario del Partito in Tibet, fu il primo a mandare un telegramma di congratulazioni a Deng per la "fermezza" con cui aveva fermato le manifestazioni ndr]. È impossibile pensare che si possa aprire in tempi brevi una nuova fase".

 

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