02/07/2014, 00.00
GIAPPONE
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Tokyo, dopo 60 anni il pacifismo sparisce dalla Costituzione

Il premier Shinzo Abe festeggia il decreto legge approvato ieri che di fatto abolisce l'art. 9 della Carta, dedicato alle limitazioni dell'esercito nazionale. Proteste di Cina, Corea del Sud e società civile nipponica: oltre 10mila persone scendono in piazza a Tokyo e paragonano il premier a Hitler.

Tokyo (AsiaNews) - Dopo 60 anni di pacifismo istituzionale, il governo giapponese ha approvato ieri un decreto legge che "interpreta" (e di fatto annulla) l'articolo 9 della Costituzione nazionale. Questo imponeva all'esecutivo nipponico di impegnare le proprie Forze armate soltanto in missioni umanitarie, a meno che non fosse necessario un atto di auto-difesa.

L'approvazione del decreto è di fatto una vittoria del premier conservatore Shinzo Abe, che aveva improntato la propria campagna elettorale anche su questo tema: "L'ambiente che circonda il Giappone diventa sempre più pericoloso - ha detto il premier giapponese in conferenza stampa - e per essere preparati ad ogni evenienza, abbiamo bisogno di sviluppare una normativa che garantisca la sicurezza, che protegga la vita delle persone e consenta la pace".

Il dibatto sull'abolizione dell'art. 9 ha animato la società giapponese, che ha reagito per la maggior parte in maniera negativa. La Chiesa cattolica ha chiesto più volte al governo di fare marcia indietro e di non cedere alle tentazioni del militarismo. In un messaggio pubblicato nel giugno del 2013, l'arcivescovo di Tokyo e presidente della Conferenza episcopale aveva definito il pacifismo costituzionale del Sol Levante "un motivo di orgoglio davanti a tutta l'umanità".

Ma gli appelli alla pace sono caduti nel vuoto. La decisione di Abe ha provocato anche la reazione della Cina, bersaglio neanche troppo nascosto di questa nuova svolta. Il ministero cinese degli Esteri si è detto "molto preoccupato" e ha chiesto a Tokyo di "agire con prudenza in materia di sicurezza".

Il Giappone è coinvolto in una disputa con il gigante asiatico sulla sovranità delle isole Senkaku - che Pechino chiama "Diaoyu" - e la Cina, a sua volta, è alle prese con diversi conflitti territoriali con Vietnam, Filippine e India. In Corea del si è svolta ieri una protesta di fronte all'ambasciata giapponese, mentre nella stessa Tokyo oltre 10mila persone hanno manifestato sotto la sede del governo paragonando il premier a Hitler. Un uomo nei giorni scorsi si è persino dato fuoco per protesta. 

 

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