22/08/2006, 00.00
Libano
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Tregua fragile nel Libano che vuol rinascere

di Youssef Hourany

L'occidente è cauto; la tregua è violata. I politici libanesi discutono sul disarmo degli Hezbollah. Partito di Dio e governo libanese iniziano la ricostruzione. La gratitudine di una famiglia sciita verso i cristiani.

Beirut (AsiaNews) - La tregua varata 9 giorni fa in Libano sembra sempre più fragile, soprattutto perché le Nazioni Unite fanno fatica a trovare i paesi europei davvero desiderosi di impegnarsi nel mantenere la pace fra Israele ed Hezbollah.

Finora Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Portogallo e Spagna hanno espresso la loro volontà di contribuire alla missione, ma la loro offerta è molto al di sotto dei 15 mila soldati necessari al dispiegamento di truppe nel sud Libano. I soldati dovrebbero costituire una truppa Onu Unifil potenziata, che insieme a 15 mila soldati libanesi dovrebbero vigilare sul cessate-il-fuoco fra miliziani Hezbollah ed esercito israeliano.

Fra i paesi non europei, si sono offerti Bangladesh, Indonesia, Malaysia e Nepal, ma Israele rifiuta la presenza di soldati i cui stati non hanno relazioni diplomatiche con Tel Aviv.

Domani l'Unione Europea si incontra per chiarire il suo impegno.

Intanto la tregua varata il 14 agosto subisce continue rotture, anche se l'Onu rimane ottimista. Ieri soldati israeliani hanno ucciso 2 Hezbollah "per legittima difesa". Gli Hezbollah hanno negato l'uccisione. Il governo libanese ha già detto – in riferimento ad Hezbollah  - che ogni gruppo che violi la tregua sarà considerato un "traditore del Libano" e punito.

Il destino di Hezbollah nel futuro del Libano e il loro disarmo è  il problema di cui discutono tutti i libanesi.  L'ex presidente Amin Gemayel, in un incontro con i membri del suo partito Kataeb ha criticato "il modo in cui si applica la risoluzione 1701 [che non parla di disarmo degli Hezbollah – ndr] e il prestigio acquistato dal partito di Dio, a spese dei libanesi". Ad AsiaNews egli ha sottolineato che è necessario "disarmare gli Hezbollah e lasciare la armi solo all'esercito libanese". Secondo Gemayel, se gli Hezbollah conservano le armi, non ci sarà modo di fermare nuovi attacchi israeliani.

Il generale Michel Aoun ha invece messo in luce che "la vittoria degli Hezbollah è di ogni libanese" perché tutti i libanesi si sono sostenuti a vicenda durante la guerra. Alla richiesta di AsiaNews su un possibile pericolo che gli Hezbollah costruiscano "uno stato islamico" in Libano, egli ha risposto che gli Hezbollah hanno "abbandonato questo progetto da molto tempo" e che ormai essi appoggiano senza riserve uno stato libanese e democratico.

Intanto prosegue il dispiegamento dell'esercito libanese. Finora almeno 6 mila truppe sono arrivate nel sud Libano e nella Bekaa. Molti, sfollati durante i passati bombardamenti, stanno ritornando. Khadijeh, una donna sciita ha detto ad AsiaNews di avere fiducia nella presenza dell'esercito libanese, ma ha chiesto al governo di fare in fretta a distribuire aiuti. Gli Hezbollah lo stanno facendo per conto proprio: ad ogni famiglia essi donano 12 mila dollari americani. Kadijeh è grata verso tutti i fedeli della parrocchia di Zouk Mosbeh, dove è stata accolta durante la guerra. "Hanno ospitato me e la mia famiglia – ha detto - e ci hanno considerato come fratelli, senza guardare alla religione".

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